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di Mattia Nesto 13 Maggio 2022

The Centennial Case: A Shijima Story. Wannabe Conan

Ho provato su Nintendo Switch The Centennial Case: A Shijima Story il titolo di investigazione narrativa pubblicato da Square Enix.

Un fiore può dare la vita o…la morte  Un fiore può dare la vita o…la morte

Quando ho sentito parlare di The Centennial Case: A Shijima Story sui canali ufficiali di Square Enix  mi si sono subito drizzate le orecchie. Un po’ perché adoro i titoli come questi, ovvero dei live-action con elementi di investigazione e mistero un po’ perché, come molti, era davvero rimasto deluso dal disastro di The Quiet Man, quel gioco con protagonista un ragazzo non udente che nel corso degli anni è stato, con giusta ragione, massacrato dalla critica. Allora sgombriamo subito il campo: The Centennial Case: A Shijima Story è un gioco a tutti gli effetti, senza gli imbarazzi di The Quiet Man, con una trama interessante e coinvolgente, con sezioni investigative ben scritte e dei personaggi più o meno credibili. Al netto di un “biglietto di ingresso” importante, visto il costo del titolo, è comunque un’avventura che vi sento di consigliarvi. Ma andiamo con ordine.

La prima cosa che si nota in The Centennial Case: A Shijima Story, che ho provato nella versione per Nintendo Switch, è la qualità della fotografia e della regia. Intendiamoci: non vi saranno mai dei guizzi registici capaci di farvi saltare sulla sedia ma diciamo che siamo su ottimi livelli e questo basta. Basta perché, come ricordato prima, in quest’avventura che mescola piani temporali differenti, il presente della parte principale su cui si innesta un passato tanto misterioso quanto inquietante, il giocatore si sente sempre coinvolto. Anche se il tutorial non precisa, quasi per nulla, quali siano effettivamente le meccaniche di gioco, che lavorano sulla raccolta di indizi ma anche sul loro assemblaggio e, soprattutto, deduzione logica di chi impugna il controller, The Centennial Case: A Shijima Story dimostra quasi sempre di “sapere dove sta andando”. Non ci sono, a parte un paio di sbavature, delle scelte illogiche da parte dei personaggi, che hanno motivazioni precise e obiettivi che via via diventano sempre più evidenti, facilitando così l’operazione appunto di scioglimento dei vari casi da parte del giocatore.

Tante domande e possibilità  Tante domande e possibilità

Grazie infatti all’escatomage della “raccolta di informazioni”, che la protagonista effettua nella sua mente quando scrive un racconto giallo (lei è infatti un’autrice di best-seller di questo genere), anche noi giocatori potremo, in sezioni apposite, verificare quali e quanti indizi abbiamo raccolta, quindi realizzare delle ipotesi e, infine, trarre le nostre conclusioni. Conclusioni che, è bene ricordarlo, non portano a un good-ending a prescindere: cioè non è che “raccogli tutto” automaticamente la soluzione si appalesa a te. In questo senso ho proprio apprezzato la raffinatezza di The Centennial Case: A Shijima Story: si dà sempre il “boccino” in mano al giocatore che è in grado, grazie a un ragionamento particolarmente brillante, di chiudere il caso in poche mosse oppure, anche con un ricco bottino di indizi, cadere rovinosamente (con reazioni dell’accusato “innocente” un po’ troppo sulle righe).

Tanti bivi narrativi..ma ne avrei voluto di più  Tanti bivi narrativi..ma ne avrei voluto di più

Se quindi gli elementi alla Detective Conan o, se preferite, alla Tenente Colombo ci sono tutti, bisogna ricordare che questo titolo mette davanti al giocatore anche numerosi bivi narrativi che però, e qui me ne dispiaccio, oltre a non cambiare granché la trama (il più delle volte si trattano di scelte solo di “flavour” che non portano a conseguenze) sono anche in un numero che avrei gradito fosse di molto superiore. Insomma la novità di casa Square Enix, come avrete capito, non è certamente un gioco esente di difetti ma ti getta con efficacia nel bel mezzo di un mistery: starà a noi voler raccogliere il guanto di sfida e metterci a “collegare i puntini”.

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