Con The Boxer Jihun Jung costruisce un racconto non tradizionale sul mondo della boxe.
Non ci avevo mai riflettuto in modo strutturato ma The Boxer, webcomic di Jihun Jung portato in Italia in una bella edizione da Star Comics, è solo l’ultimo “nato” di una lunga, lunghissima tradizione di manga (in questo caso manhwa) dedicato al mondo dei pugili e della boxe in generale. Senza scomodare quel capolavoro che è Ashita no Joe come non citare Hajime no Ippo ad esempio. Ecco, The Boxer tuttavia, pur parlando di boxe e di boxeur (come si sarebbe detto una volta) ribalta, completamente i cliché del genere. Almeno nel primo albo, che mi ha davvero impressionato, l’autore non ci presenta il classico outsider che viene dai bassifondi o comunque da una famiglia proletaria. O, meglio, sì, il misterioso ragazzo protagonista di questo racconto è, a conti fatti, un outsider ma in maniera del tutto alinea e allo spokon e a molte storie contemporanee.
Già perché il ragazzo dagli occhi spenti e vitrei, che in qualche maniera misteriosa suscita l’interesse di K, il leggendario maestro di box che ha portato cinque atleti a laurearsi campioni del mondo ed ora sta girando la Corea in cerca dell’ultimo, grande acuto della sua carriera, pare essere la persona più distante dal mondo della boxe che vi possa essere. Di tutt’altra “pasta” è, invece, Baeksan Ryu l’altro ragazzo che “occupa” le prime vignette del mahwa. Capelli bianchi cotonati, sguardo supponente e da sbruffone e pugni che non perdonano: Ryu incarna il pugile gradasso ma fortissima che se sapientemente allenato potrebbe davvero diventare un campione. Praticamente il contrario, quasi biologico, del primo, misterioso ragazzo: sempre apatico, “spento” e senza vita.
Ecco, proprio da questo contrasto parte The Boxer, una storia potente e appassionante, disegnata benissimo in tecnica digitale con un paneling che seppur classico è sicuramente efficace. I personaggi, anche quelli di contorno, sono ben tratteggiati e l’autore, effettuando una sorta di operazione di sottrazione, quasi scompare dalle pagine, presentando scenari, fatti e personaggi in modo molto naturale. Un bellissimo primo volume, che poteva essere la cosa più scontata del mondo e che invece brilla di luce propria. Una luce vagamente oscura e inquietante, se volete passarmi il paradosso, proprio come oscuri e inquietanti sono gli occhi di quel ragazzo, che non esprimono, affatto, coraggio o timidezza, ma, semplicemente, un inquietante gorgo di paura. Ecco, uno dei grandi meriti di questo fumetto è presentarci un personaggio di “peso”, che non è un villain ma che è, senza ombra di dubbio, portatore di paura. Tramite forse i suoi pugni? Non è, ancora, dato a saperlo ma quello che si sa è che il suo sguardo, terrifico, pare proprio non perdonare.