Thank Goodness You’re Here! è un videogioco unico e bellissimo. Un piccolo, grande capolavoro.
Mentre giocavo a Thank Goodness You’re Here! dei Coal Supper a più riprese mi sono ritrovato a canticchiare il ritornello di “Samarcanda” di Roberto Vecchioni, canzone che mi è parsa perfetta per descrivere quel preciso momento: ovvero il ritrovarsi di fronte a un videogioco che per originalità, soluzioni creative, concept, stile e direzione artistica è un mezzo capolavoro, anzi un capolavoro fatto e finito. Se, a conti fatti, si tratta di di un’avventura grafica dall’impostazione tradizionale va detto che il team di sviluppo a riversato in questo titolo una quantità di amore, passione e inventiva da renderlo unico nel suo genere.
Parto dicendo che a livello di stile siamo, davvero, su livelli altissimi. Il chara dei personaggi e proprio la direzione artistica sono fuori di testa, esaltata da una quantità di animazioni, curatissime, che sono una festa per gli occhi. Anche dal punto di vista del gameplay, nonostante le risicate mosse a nostra disposizione (potremo infatti o saltare o “colpire” un determinato obiettivo), avremo un mondo di possibilità in nostro possesso. Questo grazie, giustappunto, a quella costante fucina di idee che gli sviluppati “made” in Yorkshire hanno inserito qui. Non c’è mai stato mezzo secondo in cui mi sia anche solo passata per la testa l’idea di annoiarmi: c’era sempre qualcosa di nuovo a schermo, qualcosa di unico, qualcosa di bizzarro e, soprattutto, divertentissimo.
Già perché è qui che Thank Goodness You’re Here! prende davvero “il largo”, diciamo così, ovvero sul fronte dell’umorismo. Nonostante manchi la localizzazione in italiano, almeno al momento, il titolo fa dell’umorismo, dei giochi di parole e proprio dello “stile della scrittura” il suo tratto caratteristico unico. Questo videogioco è infatti uno dei migliori esempi, se non proprio il migliore, di come si possa fare ridere anche attraverso questo medium, ecco il perché del titolo del pezzo. Anzi, la risata è proprio un mezzo ludico fondamentale, esattamente come l’inquietudine in un Silent Hill, il senso di scoperta e meraviglia in uno Zelda oppure la voglia di sconfiggere il prossimo boss in un Souls. Qui è il divertimento a farla da padrone, la creatività messa a servizio della risata, il volere ridere, ridere, ridere ancora pad alla mano. E che bella cosa in questo anno di videogiochi un po’ grigi, no? Qui siamo davanti a un’esplosione di colori, “sapori” e soluzione ludo-narrative. Ecco perché il mio voto, tenetevi forte, è un roboante 9.2, per altro meritatissimo.