Scrittura, tensione narrativa e ottimo ritmo di gioco: vale proprio la pena di esplorare Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club.
Quando è stato annunciato, con uno dei teaser più particolari e “obliqui” di Nintendo da tanto tempo a questa parte, Emio – L’uomo che sorride: Famicom Detective Club ha sorpreso più di un videogiocatore. Già perché l’operazione di recupero di una serie storica (e anche molto amata da una nicchia di pubblico) non pareva certamente essere tra le priorità della grande N che, invece, in questo periodo di pre-cambio generazionale di console evidentemente è tornata a fare i conti con il proprio passato. E a fare i conti con il proprio passato è un po’ quello che si compie in questo videogioco d’avventura che, ve lo dico subito, ho amato e apprezzato moltissimo, tanto da spingermi, diciamo così, a dargli una votazione di 8.3. Bisogna però, almeno a mio avviso, fare subito un discrimine quando si parla di Emio: già perché trattandosi di un’avventura grafica, con fortissimi elementi da visual novel, potrebbe non cogliere appieno i desideri e i gusti di un pubblico moderno. Per quanto infatti la storia sia scritta davvero molto bene e sia in grado, benissimo, di inserire elementi della leggenda metropolitana di “Emio, l’uomo che sorride”, giustappunto, con la cronaca e la sociologia degli ultimi vent’anni del Giappone, il ritmo compassato e la, apparente, mancanza di gameplay “d’azione” potrebbero fare storcere il naso ai più. Beh vi posso dire che per il genere di gioco Emio fa esattamente quello che deve fare: ovvero coinvolge, rende protagonista il giocatore di turno nella raccolta delle informazioni sul caso, nella selezione dei diversi elementi, nell’analisi della scena del crimine e, perché no, anche nel processo di deduzione, fondamentale.
Molto similmente al recente Nobody Wants To Die, che vi consiglio di recuperare così come la mia recensione, anche Emio riesce benissimo a rendere coerenti e “vere” tutti gli elementi dell’indagine, tramite un ritmo di gioco perfetto per il genere d’appartenenza: non ci saranno mai, o quasi mai, momenti troppo concitati, ma sarà sempre la propria ragione (e soprattutto memoria) l’arma più potente per trovare il bandolo della matassa. Per quanto l’incipit quasi da “creepypasta” possa lasciare sulle labbra un sapore un po’ troppo weeb, non credo che ciò rappresenti un difetto ma anzi un punto di forza. Questa è una produzione di matrice e stampo giapponese, smaccatamente lo è, e va accettata e presa per come si presenta.
Ci saranno infatti momenti un po’ surreali, soprattutto fronte lato umoristico e altri più pesanti dal punto di vista della trama, con temi quali l’omicidio, la depressione e la solitudine. Emio, insomma, è una storia matura e potente, una chicca, se volete, di Nintendo che vi consiglio caldamente, soprattutto se avete voglia di abbassare i ritmi dal “solito” frenetico videogioco e approcciarvi con qualcosa di più ponderato. Non rilassato però, perché infatti la tensione e la solitudine non vi lasceranno mai soli, proprio come Emio, il tenebroso signore dal sacchetto di carta in testa e quel sorriso spaventoso.