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di Mattia Nesto 22 Marzo 2022

Stranger of Paradise: come un Final Fantasy diretto da Paul Verhoeven

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin: un modo nuovo e alternativo di vivere una serie storica.

Sì, con le creature ci sono andati giù pesanti in Stranger of Paradise  Sì, con le creature ci sono andati giù pesanti in Stranger of Paradise

Dopo aver spolpato la demo (trovate l’approfondimento qui) ero davvero curioso di provare la versione definitiva di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin. Beh, da un appassionato di lunga durata ormai di Final Fantasy, debbo dire che questo spin-off action firmato dal team Ninja mi ha davvero divertito e mi è piaciuto decisamente di più di quanto mi aspettassi. Certamente, come già ricordato nel focus precedente, non c’è da aspettarsi chissà quale livello di scrittura o di trama. Stranger of Paradise anzi è un titolo che gioca molto su questa auto-consapevolezza di voler risultare “cafone”, per così dire, a tutti i costi. E infatti, più andavo avanti con il mio bizzarro party, più mi veniva in mente un parallelo altrettanto “buffo”: ovvero mi sembrava di stare giocando a un Final Fantasy ma concepito da Paul Verhoeven, il regista di Robocop. Quindi un Final Fantasy muscolare e d’azione, in cui il cervello e i sentimenti non sono il centro di tutto ma lo sono i muscoli. O quantomeno bastonare più forte il proprio avversario di quanto lui faccia con te.

Ma, perdonate ancora una volta l’azzardo, c’è “modo e modo di bastonare”. Già perché in Final Fantasy Origin il tema Ninjia da questo punto di vista ha offerto al giocatore praticamente un numero infinito di approcci: nonostante il già citato sistema di classi, potenziamento, build-up e equipaggiamento non semplicissimo da armeggiare per chi è neofita del genere, Jack Garland e compagni possono diventare ciò che vogliamo nelle nostre mani. Esattamente come in Nioh, oltre alla vera e propria abilità “manuale” del giocatore, sarà anche il modo in cui avremo costruito il nostro personaggio a contare, e contare pure molto negli scontri. Il combat-system poi, che è preso pari-pari, da quello dei due Nioh è una vera e propria gioia per i polpastrelli.

Ecco, gli scontri, appunti. Forse sono la cosa che più apprezzato di questo gioco, nonostante, ahinoi, una resa grafica non consona alla nona generazione (forse neppure all’ottava). Ho provato il titolo su Series X e, al netto di questi inciampi, va detto comunque come la versione definitiva sia immensamente migliorata rispetto e ai primi filmati e alla prima demo. Infatti specialmente le boss-fight sono epiche e caciarone, perfettamente coincidenti con il mood generale del titolo: un action-jrpg disimpegnato e dark-metal. Insomma, un Final Fantasy diretto da Paul Verhoeven.

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