Geek
di Mattia Nesto 16 Novembre 2021

Skryim, come te nessuno mai

Sono tornato nell’universo di The Elder Scrolls V: Skyrim in occasione dell’uscita della Anniversary Edition e ho capito una cosa: il sangue di drago non si batte, si ama e basta.

Pensare a questo dettaglio grafico su console fino a pochi anni fa era impossibile  Pensare a questo dettaglio grafico su console fino a pochi anni fa era impossibile

Ma davvero bisogna ancora parlare di Skyrim? Posso vedervi e intuire la vostra perplessità di fronte a questo pezzo di pura celebrazione di The Elder Scrolls V: Skyrim che dal lontano 2011 a oggi non ha smesso di “mietere” vittorie di premi, conquistare milioni e milioni di giocatrici e giocatori di tutto il mondo e, ovviamente, generare meme e clip talmente buffe e divertenti da rischiarare anche la più buia delle giornate. Tuttavia se avrete un attimo di pazienza in questo pezzo tenterò di esprimere un concetto puro e semplice come un colpo d’ascia nord in faccia: ovvero che, ancora oggi, Skyrim è il migliore regalo che vi possiate fare a Natale. Questo mio assioma vale sia per chi l’ha giocato e rigiocato dai tempi della PS3, per intenderci, sia per i nuovi arrivati: già perché grazie a Bethesda ho avuto la possibilità di provare con mano su Xbox Series X la Anniversary Edition, l’edizione appunto pensata appositamente per i dieci anni del titolo. Beh, vi confesso una cosa: Skyrim next-gen, per così dire, è una figata immensa, talmente bello da vedere e da giocare in certi frangenti da essere commovente.

Ma questa Anniversary Edition di Skyrim non è semplicemente una riedizione “reskinnata” del vecchio titolo del 2011. No, niente di più sbagliato anche se è vero che dal punto di vista meramente grafico il lavoro condotto per questa nuova versione del gioco impressionante (oltre che giocare a 60fps è sempre una bellezza per gli occhi, specie se marmorei!): quando ho notato le vene sulle nerborute braccia dei Manto della Tempesta o dei soldati Imperiali mi sono davvero emozionato. Tuttavia il vero cuore dell’operazione è quello legato ai contenuti che, tenetevi forti, sono incredibili. Si tratta infatti, oltre che, naturalmente della storia “base”, di centinaia e centinaia di ore di gioco in più, avendo la possibilità di esplorare il dlc Dragoborn, Dawnguard (esatto, quello del Signore dei Vampiri!) e il mitologico Hearthfire, il contenuto aggiuntivo nel quale si può acquistare casa, adoratore figlie e figli e intessere legami sentimentali e affettivi con i vari npc del gioco.

Capite adesso perché ero tanto entusiasta all’inizio? Perché questa edizione pone le basi per un numero praticamente infinito di ore gioco, senza considerare la nuova modalità “survive”, in cui si sentiranno gli effetti della fame e della sete e si dovrà, appunto, procacciare il cibo, cacciare, pescare e trovare qualcosa da bere per non rischiare di finire la propria avventura anzitempo. Infatti da quello che era “solamente” il più importante gioco di ruolo occidentale della storia del videogioco recente, Skyrim in questa Anniversary Edition diventa anche, a tutti gli effetti, un “life simulator“.

Ho provato a resistere al fascino immortale delle ost di Skyrim, dei suoi paesaggi mozzafiato e dei suoi personaggi epici e indimenticabili ma, alla fine (anzi molto presto), sono capitolato. Mi è bastata la missione per recuperare un certo artiglio dorato ed ero già dentro con tutte le scarpe: Skyrim è il più dolce e suadente dei buchi neri. Entrateci, ragazze e ragazze, perché non ve lo scorderete facilmente, anzi non lo dimenticherete mai più.

 

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