Sifu, il nuovo titolo di casa Sloclap, è un trionfo di estetica, direzione artistica e mazzate d’autore.
Ad un certo punto in Sifu, mentre stavo prendendo maggiore confidenza con lo specifico meccanismo di morti&rinascite e con il precisissimo combat-system ho posato il DualSense della PlayStation 5 e mi sono messo a pensare. Ho riflettuto, infatti, su come Sifu, la nuova creazione del team, non sia soltanto una vera e propria gioia per gli occhi e per i polpastrelli ma sia anche uno dei titoli che, maggiormente, negli ultimi anni ha non soltanto mantenuto le premesse del fighissimo trailer di presentazione ma, anzi, è andato pure oltre. Molto oltre.
Già perché quando era stato presentato, almeno dal punto di vista della critica videoludica, era stato un coro unanime di plausi. La direzione artistica pareva davvero ispirata, con evidenti omaggi al cinema di genere, non soltanto nelle inquadrature ma anche nel mood e la meccanica della rinascita e dell’invecchiamento pareva veramente qualcosa di sfizioso. Ecco, fidatevi: pad alla mano tutte queste buone vibrazioni vengono riverberate all’ennesima potenza con però un’avvertenza da fare. Sifu non vi darà mai e poi mai tregua. Sto infatti parlando di un titolo che ha un cuore hardcore grande così, un gioco che è un costante cimento per il videogiocatore di turno e che vi metterà alla prova alla dura prova. Innanzi tutto per un “piccolo” dettaglio che non va tenuto in poca considerazione: in Sifu c’è la permadeath. Avete capito bene. Ad un certo punto, e tra poco vi spiegherò quando (non per fare alcun tipo di spoiler ma proprio per farvi comprendere realisticamente di cosa stiamo parlando), quando si muore si muore in maniera definitiva.
Com’è possibile questo? Beh, è una cosa abbastanza semplice. In Sifu noi saremo chiamati a impersonare una giovane ragazza o ragazzo che, ancora da bimba o bimbo, ha visto trucidare violentemente il proprio padre e maestro dal suo allievo più promettente. Questo è, grosso modo, il riassunto dei primi cinque minuti di gioco con però due annotazioni: innanzi tutto in questo incipit narrativo non impersoneremo, come in tutto il resto dell’avventura, “il nostro” pg ma il “villain” (una scelta che ho particolarmente gradito) e poi, e qui viene il bello, verremo subito uccisi. Sì, avete letto bene: uno degli sgherri al servizio dell’allievo dal cuore di pietra ci taglierà, senza troppi complimenti, la giugulare con un coltellaccio. Però, invece di essere terminata, la nostra avventura finisce proprio qui: grazie infatti a un misterioso ciondolo magico, una sorta di rosario composto invece che da grani da medagliette votive, noi saremo in grado, attingendo inconsciamente a questo potere, di resuscitare. E appena torneremo in vita, nel dojo sporco di sangue, avremo in mente una e una cosa sola: vendetta, tremenda vendetta.
E qui comincia il vero Sifu un gioco che eleva la categoria di gioco di lotto all’ennesima potenza. Il nostro pg sarà dotato di un numero praticamente infinito di attacchi, parate e contromosse, che saranno eseguite alla perfezione dal modello poligonale. Da questo punto di vista il lavoro del team francese è stato incredibile: specie con il DualSense la sensazione di avere a che fare con un vero combattente di arti marziali è tangibile così come, ad esempio quando piove, si ha davvero l’impressione di essere lì con il nostro “eroe in cerca di vendetta”. Eppure, come vi dicevo prima, Sifu non è affatto un gioco semplice anzi. Con una telecamera inchiodata alle spalle del protagonista, quella “seconda persona” che abbiamo già visto in God of War per intenderci, dovremo farci largo in quartieri, stage, sì insomma in “livelli” pieni zeppi di nemici. Proprio come hanno dichiarato le ragazze e i ragazzi di Sloclap “volevamo gettare la giocatrice e il giocatore in un mondo nel quale tutti saranno contro di te. I nemici ti accerchieranno e solo dopo un attento quanto rapido studio del campo di battaglia così come della tipologia degli avversari si potrà avere la meglio“.
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— Mattia Eleuterio (@MattiaNesto) February 12, 2022
Peccato che spesso e volentieri morirete perché, ad esempio, avete scelto la mossa di risposta sbagliata contro quel determinato avversario. E allora che succede? Beh alla morte si rinasce con, però, un prezzo da pagare. Il fio, infatti, è quello dell’invecchiamento. Se all’inizio della nostra avventura avremo infatti vent’anni e saremo nel pieno delle forze, ma ancora inesperti delle tecniche del combattimento, a ogni morte invecchieremo di un tot di anni, che aumenteranno in modo esponenziale di uccisione in uccisione. Attraverso uno skill-tree solo all’apparenza minimale, impareremo nuove abilità che andranno a fare di noi un guerriero più esperto: saremo più anziani ma conosceremo di più. Peccato che, ad un certo punto, quando “compiremo” settant’anni il gioco finisce. Sì, esatto, la permadeath di cui si parlava prima. L’obiettivo insomma è “masterare” i livelli in modo da arrivare “col minore numero di anni sulle spalle” al prossimo scontro con i boss.
Gli scontri con i boss sono l’apoteosi di questo approccio al tempo stesso tattico e spietato di Sifu. Sarà la tecnica non il bottom-spamming a fare di noi dei lottatori provetti. Quindi l’avvertenza è una e una sola: avere pazienza altrimenti, quando avremo spezzato tutti i rosari della catena e avremo settant’anni non si potrà più tornare indietro. Tuttavia con una direzione artistica sublime, al netto di qualche compenetrazione poligonale di troppo, e un framrate di marmo a 60fps su PS5, Sifu è uno di quei titoli da non sottovolutare. Anzi, da amare in maniera…brutale.