Per molti di quelli che hanno amato alla follia Conan Il Ragazzo del Futuro (proprio come noi), Ryu delle Caverne di Shōtarō Ishinomori può essere visto come una specie di retro della medaglia rispetto all’anime diretto da Hayao Miyazaki con la collaborazione di Isao Takahata (con lui nel futuro Studio Ghibli) e Keiji Heyakawa. Già perché se in Conan a dominare erano le tematiche legate al pacifismo e all’antimilitarismo, nonché all’attenzione per l’ambiente, in Ryu delle Caverne, da poco ripubblicato in una nuova, bellissima, edizione da J-Pop Manga, paiono essere la guerra e la cruenta lotta per la sopravvivenza il fulcro di tutto il racconto.
Infatti il manga di Shōtarō Ishinomori racconta una storia profondamente intrisa di caccia grossa a creature titaniche (che passano, senza soluzione di continuità, dai dinosauri ai Mammut passando per mostroni di fantasia), lotta per la sopravvivenza e battaglie, più o meno campali, tra tribù avversarie. I mondo di Ryu delle Caverne è un mondo, costantemente, in guerra insomma, nel quale il nostro protagonista, definito “maledetto” per il colore della pelle diversa da tutti gli altri (è l’unico bianco), deve lottare ad ogni passo per la propria sopravvivenza. Ecco quindi che il manga sarà un susseguirsi, incredibilmente ritmato, di scontri e duelli tra il nostro protagonista e l’avversario di turno: un vero e proprio action-movie a fumetti!
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Eppure leggendo con attenzione il manga, molto più della versione anime prodotta dalla Toei Animation a fine anni Settanta e arrivata anche in Italia con una fortuna alterna, si scoprono degli aspetti molto interessanti e totalmente diversi. Infatti le origini di Ryu sono molto più misteriose rispetto alla riproposizione in cartone animato e i rapporti con i diversi altri personaggi molto più profondi e umani. Ad esempio Ran, la bellissima ragazza legata al pestifero fratellino Don, si scopre essere non solo la “classica principessa da salvare” ma anche un’abile arciera e una persona dotata di grande intelligenza, specie dal punto di vista della diplomazia. Anche l’esperto cacciatore Kiba, fratello maggiore dello spietato Taka, è un personaggio molto più sfaccettato, con un background narrativo alle spalle di tutto rispetto (e con il corpo pieno di cicatrici, che ricorda un po’ il Queequeg di Moby Dick).
Poi certo, basta sfogliare anche distrattamente il manga di Shōtarō Ishinomori per rimanere avviluppati in un mondo preistorico abitato da creature colossali, come il temibile Tirano, il “tirannosauro” dall’occhio solo che caccerà il povero Ryu per tutta la storia. Tuttavia, forse, la cosa più affascinante è il fatto che Ryu riesca a sopravvivere e a diventare un vero e proprio leader nel suo mondo non grazie alla forza bruta o alla sete di sangue, come ci si aspetterebbe da un cavernicolo, bensì usando tutta la sua intelligenza e la sua abilità nel costruire strumenti che migliorino la propria vita e quella degli altri: armi come arco e frecce certo ma anche usare le pietre focaie per accendere un fuoco o inventare i primi sci della storia per muoversi più velocemente sulla neve.
Ecco allora che quello che, solo all’apparenza, doveva apparire come un racconto di guerra, diventa una vera e propria apoteosi dell’ingegno umano e una storia in cui la soluzione violenta non è mai la scelta più saggia e funzionale. Un insegnamento questo, che ne siamo certi, vale sia nella preistoria come nei giorni nostri no?
Ryu delle caverne
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