Geek
di Mattia Nesto 24 Gennaio 2022

Rainbow Six Extraction: prima di sparare, rifletti

Abbiamo provato e riprovato il nuovo capitolo della fortunata saga fps cooperativa.

Tante classi, tanti approcci diversi  Tante classi, tanti approcci diversi

Rainbow Six Extraction ha già un pregio prima ancora di iniziare a giocare: costantemente ti ricorda che la cosa più importante non è tanto “chi preme il grilletto più veloce” ma chi “lo preme meglio”. Vado a spiegare perché, già da sola, questa qualità rende l’fps di casa Ubisoft una sorta di mosca bianca almeno per i giochi mainstream. Già perché Rainbow Six Extraction praticamente a ogni piè sospinto porta il giocatore di turno, specialmente quando si trova a dover affrontare “un livello” con altri due compagni umani, a riconsiderare le proprie priorità in fatto di fps. Se infatti i titoli del genere, almeno quelli di maggiore successo, stanno sempre di più puntando a un’azione il maggior possibile adrenalinica e fulminea, Rainbow Six Extraction va nella direzione opposta.

Intendiamoci: sono perfettamente conscio che non si sta parlando di un livello di tatticismo e “veridicità” à la Escape from Tarkov, ci mancherebbe altro, però Rainbow Six Extraction ha il grande pregio di gettare il giocatore in mappe di gioco molto aperte, con tantissimi possibilità di approcci differenti e dove la modalità stealth è sempre e comunque preferibile. Infatti, utilizzando le migliorie apportate in Siege, potremo sia trincerare determinati ambienti chiusi per resistere all’orda nemica, sia, senza farci vedere né, soprattutto, sentire, eliminare i dannati nidi purulenti e ributtanti orrori. Già perché pensare prima di sparare è una specie di mantra costante in Rainbow Six Extraction (non siamo proprio dalle parti di Doom Eternal ecco, per capirci).

Chimera è tornata  Chimera è tornata

Se le mappe, in quest’America piagata dal misterioso morbo alieno che, letteralmente, fa marcire e mutare ogni cosa, specialmente gli esseri viventi, sono contraddistinte da un livello di dettaglio molto alto che rende il mondo di gioco intrigante e seducente, specie per le conformazioni quasi tumorali che penetrano nei palazzi e negli edifici rendendoli irriconoscibili, altrettanto non si può dire per le creature aliene, sì insomma i nemici, che dovremo affrontare. Nonostante ve siano diverse, con abilità e approcci di attacco anche molto differenti tra di loro, una mancata differenziazione netta le rende troppo simile tra di loro portando a un doppio difetto, a mio modo di vedere.

Il giocatore spesso non comprende, subito, di che nemico si tratti e quindi, alle volte, siamo quasi “portati non naturalmente” a un approccio sbagliato e, magari, a una morte, solo per questo fraintendimento. E poi, proprio per il fatto che Rainbow Six Extraction offre degli scorci artisticamente invidiabili, una simile poca varietà fa davvero male al cuore. Quello che invece non fa male, ma anzi bene è, si potrebbe sostenere, tutto il resto! Già perché lo  shooting è ottimo e al netto di una poca personalizzazione delle armi, un gran peccato, è sempre una meraviglia muoversi nella mappa di gioco e, magari, con un preciso colpo alla testa, eliminare la creatura che ci si para innanzi senza uno spreco eccessivo di pallottole.

Ho avuto modo di provare il titolo sulla XBox Series X e posso dire che la resa grafica è stata davvero molto buona con anche la possibilità di godersi a pieno i 60 fps granitici e marmorei. Una bella goduria, in particolar modo per i giochi di luce e le zone d’ombra che, torcia alla mano, anzi torcia al fucile, davano delle horror-vibes che ho trovato particolarmente stimolanti. E ovviamente spaventose se non si prestava molta attenzione e ti sentivi ringhiare nell’orecchio da una creatura aliena a cinque centimetri dal tuo volto.

Ecco allora che Rainbow Six Extraction, grazie anche alle tante attività che si possono fare in gioco (come la modalità “recupero e salvataggio” dei propri personaggi caduti sul campo) e a una campagna multiplayer che è sempre quella mina, anche in chiave competitiva, che Ubisoft ci ha fatto conoscere negli anni, è un altro tassello importante per tutti quelli che da un fps non vogliono, solo, sparare in ogni dove ma, per quanto possibile, riflettere prima di esplodere il proprio colpo.

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