Quando, al termine della più incredibile gara culinaria che la storia videoludica recente abbia registrato, si scopre la verità dietro ai tre severissimi giudici-cuochi mi è proprio venuta voglia di applaudire. E non è stato l’unico momento di pura gioia davanti a Psychonauts 2. Il ritorno dell’amatissimo titolo dei Double Fine Studios che ho provato su Xbox Series X è stato infatti un viaggio bellissimo, molto divertente e anche denso di significati profondi. Psychonauts 2 si candida, di diritto, come uno dei migliori giochi di questo, strano e sfortunato, anno di gaming. Ma andiamo ad analizzarne i perché.
Nonostante recentemente il gioco sia stato investito da un pesantissimo review-bombing su Metacritic, con giudizi iper negativi a priori a causa della mancata traduzione russa del titolo, Psychonauts 2 merita i gran voti che la critica interazionale gli ha già conferito. Con un impianto da platform story-driver solidissimo, dei personaggi iconici e ricchi di sfaccettature e una scrittura “pazza” e commovente, i Double Fine hanno fatto centro ancora una volta. Impersonando i panni dell’ex acrobata Raz che, a seguito delle vicende del primo capitolo, si troverà (quasi) a tutti gli effetti a lavorare come psiconauta, avremo modo nella nostra avventura di fare la conoscenza di personaggio vecchi e nuovi, andando a esplorare le varie menti dei singoli protagonisti.
Con una struttura che consta di due hub centrali liberamente esplorabili, Psychonauts 2 sin dai primi minuti si segnala per una direzione artistica semplicemente deliziosa, capace di lasciare a bocca aperta il videogiocatore. Il merito non spetta tanto a un motore di gioco particolarmente brillante (infatti l’Unreal Engine 4 si comporta bene ma non mi ha mai fatto gridare al miracolo) quanto al character design, una specie di puntata delle Superchicche girata con lo stile di un bond-movie anni Settanta e le battute al vetriolo e i giochi di parole di Dexter. Questo unito alla favolosa meccanica dell’esplorazione della mente altrui regala a Psychonauts 2 un sapore unico nel suo genere: al tempo stesso rispettoso, “continuativo” ma anche innovativo rispetto al primo capitolo.
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— Mattia Eleuterio (@MattiaNesto) August 27, 2021
Per quanto riguarda il sistema di combattimento, che si può evolvere e sviluppare grazie a uno skill-tree piuttosto elementare, posso dirvi che è funzionale ma non è niente di eccezionale. Sicuramente il cuore del gioco non sta qui, “menare le mani” è sempre soddisfacente ma meno stimolante che viaggiare per il mondo della mappa. Perché sono proprio le “mappe” o i livelli a sorprendere il giocatore, grazie non solo alla già citata direzione artistica, ma anche a una cura per il dettaglio e a un amore per la collocazione di segreti e piccole/grandi ricompense che stimola l’esplorazione. Proprio questo fattore mi ha portato a un livello di completismo che, difficilmente, ho toccato in altri titolo. Questo perché muoversi nelle menti altrui o nei vari livelli risulta talmente immediato, naturale e appagante da spingerti proprio a “trovare di tutto e di più”.
Ultima ma non ultima viene poi la scrittura, e siamo davvero di fronte a un grandissimo lavoro. Infatti al netto del mood scanzonato e cartoonesco, come recita l’avvertenza iniziale, in Psychonauts 2 si affrontano (anche) temi di natura psichica di grande importanza e pesantezza, concretizzando paure, ansie e traumi sotto forma di nemici o boss da superare a fine livello. Questo espediente è perfettamente bilanciato e motivato nell’evoluzione dell’avventura di Raz che, assieme al videogiocatore, acquista sempre maggiore consapevolezza del mondo circostante e delle leggi che lo regolano.
Aggiungeteci poi missioni in stile spy-story da strapazzo e delle ost veramente gradevoli e avrete un grande, anzi grandissimo gioco che sarà certamente un ospite fisso delle classifiche videoludiche di fine anno. Grazie al Game Pass, per altro, è possibile giocare a Psychonauts 2 senza costi aggiuntivi sulle console di casa Microsoft (dove è possibile recuperare anche il primo, mitologico capitolo): come avrete capito “non avete scuse” per non provarlo.