Nonostante un’operazione al risparmio, Persona 3 Portable in italiano è troppo preziosa per lasciarsela scappare.
Se dovessi parlarvi in modo oggettivo di Persona 3 Portable vi direi che si tratta di un’operazione abbastanza pigra di salvaguardia e recupero di un software storico, tuttavia, soprattutto in considerazione del fatto che è giocabile/ottenibile nel pacchetto di abbonamento di Xbox Game Pass, vorrei ragionare con voi su un’altra cosa. Ovvero la localizzazione integrale di questo capitolo dello “spin-off” di Shin Megami Tensei, unito a quello di Persona 4 Golden ed a quello di Persona 5 Royal danno la possibilità di vivere una delle saghe più importanti in ambito non solo di gioco di ruolo giapponese ma in generale.
Atlus, come avrete compreso, ha fatto proprio il minimo indispensabile in questa versione di Persona 3 Portable. L’aggettivo “portatile” indica infatti che la versione presa per essere trasportata sulle console di questa generazione è quella originariamente pensata per PSP, la console, giustappunto, portatile di Sony. Questa scelta, di per sé legittima, fa muovere in me un paio di riflessioni. Se infatti il sistema di selezione degli npc è decisamente più comodo in questa versione, la totale, o quasi, mancanza di cutscene che collegano i vari snodi di trama, che su PSP erano stati tolti per non pesare troppo sulla console ma che oggi, nelle versioni per PS5 e Xbox Series X non hanno più senso di esistere fanno un po’ piangere il cuore.
Perciò ribadendo l’economicità dell’operazione, Persona 3 Portable è un jrpg sommo che va giocato e rigiocato. Per una volta, va bene anche una versione pigra purché esista una versione giocabile per le console di questa generazione. Se al gioco primigenio non si poteva dare meno di 8.5 questa versione si assesta su un robusto 8-.