Con Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness, Chime Corporation si mette alla prova e affascina. Oltre che a spaventare
Quando si tratta di una storia come quella di Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness è chiaro e evidente che non la si debba mai prendere sottogamba. Già perché il lavoro operato da Chime Corporation si è messa alla prova con un titolo ambizioso e non facile da “vendere” ma che, se avrete la pazienza e, un pizzico, di ardire nell’esplorare potrà strapparvi grandi soddisfazioni.
Infatti, nel momento dell’annuncio e poi nei vari mesi di avvicinamento del lancio, la vera domanda che mi poneva era proprio questa: si sarà capaci di ridonare le atmosfere del manga. E invece, Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness, non solo è riuscito a darmi quel senso di mistero opprimente e di avventura nello “sprofondo” ma, cosa francamente di cui mi sono molto sorpreso, ha alzato l’asticella della sfida a un livello molto alto. In soldoni, per chiarire la questione, questo titolo è un videogioco di esplorazione, in cui controlleremo i protagonisti del manga di Akihito Tsukushi impegnati nella lenta, quanto perigliosa, discesa nell’abisso. Nel farlo inizieremo, è il caso di dirlo, proprio dalla sommità dello stesso. Nei panni di Mia, durante le prime ore di esplorazione, saremo chiamati a lambire, letteralmente, il bordo dell’abisso che, nonostante i relativi pochi metri di profondità ci darà filo da torcere. Già perché il mondo di Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness è un mondo cattivo e irto di pericoli.
Rifiutando, per fortuna, la formula dell’open world, Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness è strutturato in arie, piuttosto ristrette (ma con diametri via via crescenti) divisi in “livelli”: per andare avanti dovremo raccogliere tot materiali oppure raggiungere un determinato punto. Tutto è segnato, in modo semplice e intuitivo (anche se non in maniera pulitissima e bella da vedere) nell’HUD di gioco. Però, come detto prima, il pericolo è sempre dietro l’angolo, sotto forma o di minacciose quanto inquietanti creature della profondità ma anche, se non soprattutto, dalle cosiddette “maledizioni dell’abisso”. Man mano che si scende nel mondo di Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness i sintomi di tali malattie, dovute appunto al livello di profondità, aumentano. Prima “semplici” giramenti di testa e mal di stomaco, poi conati di vomito e crampi alla pancia fino a perdite di sangue incontrollate fino alla morte. L’omonimo manga e anime, in fondo, non è un qualcosa per tutti e il livello di truculenza e vivo orrore che alcune scene raggiungono è qualcosa di raramente toccato nella cultura pop contemporanea. Nel gioco, forse, non si toccano tali picchi ma la discesa non è quello che si potrebbe definire una passeggiata di salute.
Anche se dal punto di vista grafico, come state vedendo, non si può certamente gridare al miracolo, la fedeltà alle atmosfere del manga e, in particolare, dell’anime sono trasposte qui con fedeltà. Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness è, come si ricordava prima, comunque non facile da approcciare. E non tanto perché, almeno al momento, il gioco non supporta la lingua italiana, quanto perché è veramente facile incappare in un game over. Basta una piccola distrazione davanti a una creatura dell’abisso o, ancora più facilmente, non curarsi troppo (o troppo in ritardo) delle conseguenze di una delle tante piaghe e morbi presenti in game e si incapperà in una morte tanto repentina quanto, francamente, cruenta per dei protagonisti che, a conti fatti sono solo dei bambini. Il titolo si snoda così in lunghe e quasi sempre appaganti sessioni di esplorazione, combattimento con i mostri e raccolta di materiali utili alla nostra sopravvivenza, con un occhio sempre alla stamina e al “freatimetro” che segna la profondità raggiunta.
Occorre ricordare che, nonostante una resa grafica, e anche un po’ estetica, un po’ sorpassata (il gioco è disponibile sia su Pc, via Steam, come nelle principali piattaforme e console), molto interessante è la possibilità, una volta terminata la storia “base” (che grossomodo copre il primo arco narrativo dell’anime) di vivere un’avventura completamente inedita, con personaggi mai visti e parallela, diciamo così, alle vicende dei due protagonisti principali. Avrei gradito, in tutto sincerità, la possibilità di intraprendere questa storyline sin dal principio mentre occorre prima terminare appunto la “route A” e poi intraprendere il viaggio nella “route B”. Un chiaro invito a esplorare un titolo che, solo all’apparenza, potrebbe apparire come l’ennesimo videogioco forte solo di una licenza ma che invece dona momenti di grande tensione, vivo pericolo e, perché no, scoperta continua. Se non soffrite, troppo, di vertigini verso il basso è arrivato insomma il momento di esplorare l’abisso.