Geek
di Mattia Nesto 11 Ottobre 2021

Life is Strange: True Colors è un delicato viaggio intimo

Il viaggio di Life is Strange: True Colors è un percorso appagante, delicato e molto intimo. Forse non tutti i giocatori apprezzeranno tutte queste smancerie di troppo, ma quanto, in un videogioco si cita Mellon Collie and the Infinite Sadness degli Smashing Pumpkins non possiamo proprio non volergli bene.

Un’avventura grafica può essere frenetica? Questa è stata la domanda che mi sono posto a più riprese durante le ore di gioco di Life Is Strange: True Colors, il nuovo titolo della serie di Square Enix e sviluppato da Deck Nine Games. Mi rendo che “frenesia” non è la prima sensazione che si associa a un titolo come questo, eppure, fidatevi, l’avventura con protagonista Alex Chen è frenetica perché frenetico è il ritmo con cui avrete a che fare. Sentimenti, emozioni e sensazioni talmente forti da dover posare il pad per terra e riprendere fiato. E non abbiamo neppure provato il dlc, per dire.

Quanto tempo ho passato da quella fioraia  Quanto tempo ho passato da quella fioraia

Con il classico alternarsi di situazioni reali e momenti più spiritici e soprannaturali, Life Is Strange: True Colors rispetto ai precedenti capitoli, soprattutto nei confronti dell’ultimo, fa un scatto in avanti dai punti di vista del ritmo. Invece delle classiche introduzioni lente qui, fin da subito, siamo gettati nell’azione. Ci sono momenti di crisi, momenti in cui si piange, ma anche situazioni più leggere in cui il gioco si strappa una risata. Ecco allora che, via via, il giocatore, anche quello più distratto, inizia a capire il senso più intimo del sottotitolo: i veri colori sono quelli dell’animo umano, colti in tutta la loro ampia gamma . E così, ci si addentra nella classica cittadina di frontiera americana, abbracciati da una natura meravigliosa e idilliaca che però non riesce a nascondere le incomprensioni, le tensioni e i non detti tra gli abitanti.

Chissà che profumo  Chissà che profumo

Noi giocatori così dovremo imparare ad approcciarsi a Alex, una ragazza che dopo aver passato gli ultimi anni della sua vita in una casa-famiglia, ritrova finalmente suo fratello. Ho particolarmente apprezzato, sempre a proposito del ritmo, che il gioco non si incarica della classica spiegazione lunga e prolissa di chi sia la protagonista, ciò è lasciato alla curiosità del giocatore (e per questo motivo vi consiglio di consultare, per bene, il suo telefono). Alex è una ragazza speciale visto che è in grado di percepire “matericamente” le emozioni forti o incontrollate, finendo per subire contraccolpi fisici e psicologici di questi “picchi emotivi”. Attraverso la meticolosità dell’ambientazione e determinate scelte, purtroppo non tante quanto mi sarebbe piaciuto poter disporre, il giocatore potrà fare anche un po’ di role-play.

Che classe l’intro simile a un mockumentary  Che classe l’intro simile a un mockumentary

Con un’estetica davvero molto gradevole e una qualità di narrazione e sceneggiatura superiore agli ultimi episodi della serie, il viaggio di Life is Strange: True Colors è un percorso appagante, delicato e molto intimo. Forse non tutti i giocatori apprezzeranno tutte queste smancerie di troppo ma quanto, in un titolo, si cita Mellon Collie and the Infinite Sadness degli Smashing Pumpkins non posso proprio non volergli tanto bene.

 

 

 

 

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