Parlare di Kentako Miura nel momento nel quale tutto il mondo ha appreso la sua scomparsa a soli 54 anni è un esercizio doloroso e necessario, non solo il fumetto giapponese è più povero ma anche tutto l’universo della cultura mondiale perde un pezzo da Novanta. Miura, nel corso di quasi trent’anni di onorata carriera, non ha solamente realizzato uno dei manga più importanti della storia, Berserk, ma anche fondato uno stile, un’iconografia e un modo di intendere l’arte del fumetto unico nel suo genere.
Grazie al tratto iper curato dei suoi personaggi tremendi e iconici, Kentaro Miuro ha settato verso l’alto lo standard qualitativo dei manga ed ha posto le basi di un intero genere, il dark-fantasy: prima di Berserk nell’industria del fumetto giapponese non esistevano titoli appartenenti a questo genere. Sono proprio le storie con protagonista Gatsu a fondare l’epica di un medioevo fantastico e corrotto in cui le donne e gli uomini si mescolano, senza soluzione di continuità, con demoni e creature dell’oltretomba. Una commistione di orrore umano e terrore magico che tocca il suo con i capitoli dedicati all’eclisse. Se oggi, insomma, quando vediamo un film o quando proviamo un videogioco lo “riconosciamo” subito come dark-fantasy, molto probabilmente, lo dobbiamo a Miura.
Miura, sin dai primi albi, si è subito contraddistinto per il suo segno grafico, un tratto iper-realistico e iper-crudo che, anche davanti a creature e eserciti scaturiti dagli incubi più tremendi, non si scomponeva e descriveva tutto nei minimi dettagli. Questo grado di cura e attenzione per i particolari non solo portava ai cronici ritardi dell’opera (incidendo notevolmente sullo stress dell’autore) ma contribuiva al fascino che ogni singola tavola di Berserk emanava.
Anche nella trasposizione animata successiva (da noi arrivata in seconda serata su Italia1) la sensazione di maneggiare Berserk era a metà strada tra il proibito e il percorso di formazione. Al netto delle già citate creature mostruose, nel manga di Miura veniva descritto, sempre nei minimi dettagli, ogni tipo di nefandezza: dalla violenza sui bambini passando per il cannibalismo sino agli stupri e alle violenze discriminate di gruppo. Queste tinte fosche facevano erompere nella lettrici e nei lettori un altro sentimento: la sensazione di essere davanti a un’opera matura che, proprio per tale ragione, non poteva tacere su niente. Dopo anni e anni di battle-shonen ridanciani e iper colorati, il nero di Berserk ci pareva dovesse inghiottirci tutti quanti. E per questo ci piaceva e ci piacerà per sempre.
Del resto, pochi personaggi sono tanto iconici quanto Gastu. Il protagonista di Berserk è la quintessenza del guerriero totale, non perché ha sempre in mente la battaglia, quanto perchè sono letteralmente la violenza e la morte ad averlo fatto nascere. Nonostante non sia piatto, Gatsu è un personaggio tutto di un pezzo, possente quasi quanto il temibile spadone che solo una mano “sovraumana” come la sua può maneggiare. Ed è qui il segreto, se Gatsu fosse stato inserito in un altro contesto non avrebbe funzionato, schiacciato nell’apparente bidimensionalità che solamente Miura saprà trasfomare nella psciche di una persona “normale”.
Piangere la dipartita di Miura, causata per altro dal troppo lavoro e da una vita dedita solo a esso, è sacrosanto. Se dovessimo rispondere alla domanda “Chi è stato Kentaro Miura?” sicuramente potremmo rispondere partendo dalle sue influenze, per poi approdare ai suoi tratti distintivi e peculiari. Go Nagai certo ma anche la Guerra dei Cent’anni, Le acqueforti di Rembrandt, la Commedia di Doré e quindi l’Apocalisse di San Giovanni, la ferocia illuminata di Solimano il Magnifico, le follie dei kaiju tradizionali rivisitati, i demoni dell’inferno cristiano, le parti nere dell’epica di Odino e dei suoi figli e la visione illuminata di Hieronymus Bosch, senza dimenticare le meravigliose armature tardo-medioevali che, ancora oggi, guardiamo assorti al Castello Sforzesco di Milano. E se adesso non siete corsi in fumetteria a reperire il primo albo di Berserk che la spada di Gatsu vi colga! Miura non è stato un autore, ma un giro dello spazio dell’arte in una vignetta, in una scena, in un’azione di battaglia.