Non potevamo chiedere di meglio dal punto di vista delle novità a fumetti. Già perché tornare a emozionarsi di nuovo con i fumetti e farlo con Il cubo dei mille mondi di LuFio è davvero facile. Facile perché c’è tutta la freschezza e la novità di un esordio e poi perché c’è anche e soprattutto una storia ricca di colpi di scena, mondi che si fondono e tanta, ma proprio tanta, avventura. Ecco perché, curiosi come non mai, abbiamo voluto raggiungere al telefono Luca, alias LuFio, per farci spiegare come è nato questo fantomatico cubo!
Tutte le immagini ci sono state fornite per gentile concessione dell’Editore.
Quando si ha a che fare con un esordio, come nel tuo caso, la prima domanda è quasi scontata e anche molto anagrafica: chi è LuFio? Presentati ai lettori.
Mi chiamo Luca Fiore, alias LuFio. Sono un fumettista, il mio primo graphic novel si intitola “Il cubo dei mille mondi” ed è in uscita per BAO Publishing. Sono nato a Genova nel 1989 e ho una grande passione per le storie di avventura, fantasy e sci-fi, generi che hanno influenzato il mio modo di vedere le cose nel mondo, con curiosità e mistero.
Quando hai capito che il mondo dei fumetti era per te, oltre che una passione, una vera e propria possibilità di affermazione personale e, perché no, di lavoro?
Sin da piccolo non facevo che disegnare! Poter trasformare tutto ciò in un lavoro era un sogno per me. Non ho sempre avuto l’idea precisa di fare fumetti, anche se è un mondo che mi ha sempre affascinato. All’inizio ero più interessato all’illustrazione legata agli immaginari fantasy e fantascientifico. Nonostante i diversi percorsi di studio che ho intrapreso negli anni, con testardaggine e sacrificio ho coltivato questa passione come autodidatta, aprendo poi delle pagine dove pubblicavo, e pubblico ancora, i miei disegni: Behance e successivamente Facebook. Da poco ho aperto una pagina anche su Instagram. Inaspettatamente, un pomeriggio di tre anni fa mi ha contattato Caterina di BAO, l’editore, che dopo aver visto i miei disegni mi ha proposto di lavorare con loro. Da quel momento ho pensato che il sogno che avevo sempre tenuto da parte, avrebbe potuto prendere vita.
“Il cubo dei mille mondi”, oltre che per la storia in sé, molto particolare, ci ha impressionato e colpito per il world-building. Per usare un termine da videogioco: quanto hai impiegato in quest’opera di “costruzione dei mondi”?
È iniziato tutto alle scuole superiori. Tra film e racconti d’avventura pieni di miti, paesaggi e personaggi fantastici avvertivo un forte desiderio di creare un universo tutto mio, con le mie regole: così è nato il mondo di Alazashea. In principio c’era solo il continente, disegnato su un pezzo di carta, con qualche montagna, fiumi e delle città, ognuno di questi elementi aveva una piccola storia annessa. Poi ho aggiunto vari personaggi, ognuno con caratteristiche distintive, alcune Casate, una famiglia reale e anche una sorta di genesi che descrive la nascita di Alazashea. Molte altre cose sono rimaste scritte nei miei appunti e spero un giorno di poterle inserire nei miei fumetti.
E invece la vicenda com’è scaturita? Com’è nata l’idea iniziale della storia?
La primissima bozza della storia de “Il cubo dei mille mondi” era un semplice diario di viaggio. Un ragazzo veniva catapultato in un mondo fantastico e non faceva altro che appuntare ogni cosa che vedeva o che incontrava lungo il cammino. Dopo l’incontro con BAO, il racconto ha cambiato forma perché era una storia illustrata, più che fumetto. Alla fine, Alexander – che viaggia fra i mondi grazie al cubo magico – è rimasto il protagonista e ad affiancarlo c’è Ellie, la ragazza che crede in lui e lo guida. Invece, ad esempio, Zashara – la volpe che accompagna Ellie – doveva essere un’amica, ma per motivi legati allo sviluppo della trama ho deciso di cambiare la sua funzione e farla diventare un animaletto da compagnia che potesse divertire i lettori! Ricordo che la prima sinossi che ho presentato era di 20 pagine circa, mentre dovrebbero essere pochissime, per un totale di 247 tavole di fumetto. Grazie anche agli editor BAO Andrea e Leonardo, che mi hanno seguito in questi tre anni di lavoro, sono riuscito a dare forma alla grande mole delle mie ispirazioni per arrivare al libro come potete leggerlo oggi.
Ti sei ispirato a qualche opera per te particolarmente importante per la realizzazione de “Il cubo dei mille mondi”?
C’è un libro che mi ha influenzato parecchio: “Le tredici vite e mezzo del Capitano Orso Blu” di Walter Moers. Quello che mi ha affascinato di questa storia quando avevo dodici anni – e mi affascina tuttora – è l’odissea che affronta il personaggio: dalla sua nascita fino all’epilogo è un susseguirsi di vicende allucinanti, personaggi stravaganti e pieni di mistero. Finita la lettura, avevo voglia di creare un mondo simile con quella sensazione di scoperta e gli enigmi tipici anche dei film di Indiana Jones che amo alla follia (ma solo i primi tre), e quel pizzico di occulto e magico, prendendo spunto dai film di Hellboy diretti da Guillermo Del Toro!
Sul sito di BAO abbiamo letto che ti sei divertito a mescolare “Borges con Jumanj”: capisci bene che un sito come Dailybest non può non volerne sapere di più in merito…
Questa frase è stata scritta dall’editore, e mi ha stupito molto quando l’ho letta! Ho visto Jumanji per la prima volta tanti anni fa in videocassetta, reperto ormai considerato archeologico, e ricordo che ero rimasto affascinato sia della storia piena di colpi di scena e azione, sia da quella tavola da gioco così misteriosa e mistica sotto tanti aspetti. Non conosco altrettanto bene Borges, ad esempio non ricordavo di avere il suo libro “Finzioni” nascosto nella mia libreria, dimenticato da chissà quanto tempo e ritrovato di recente… sono davvero molto felice che gli stili di queste due opere vengano accostati al mio fumetto!
… e anche magari sulle tue letture preferite!
Per quanto riguarda i romanzi, direi “La genesi di Shannara” di Terry Brooks, “Cronache del mondo emerso” di Licia Troisi, il già citato “Le tredici vite e mezzo del Capitano Orso Blu” di Walter Moers, “Il condominio” di Ballard, “La corriera stravagante” di Steinbeck, “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” di Sacks… per citarne solo alcuni. Poi, fra i miei fumetti preferiti ci sono senz’altro “La fortezza” di Joann Sfar e Lewis Trondheim, “Una sorella” di Bastien Vivès, “Max Winson” di Jérémie Moreau, “The private eye” di Brian K. Vaughan e Marcos Martin, “Green Manor” di Fabien Vehlmann e Denis Bodart, “Shangri-La” di Mathieu Bablet e “Black Sad” Juan Díaz Canalès e Juanjo Guarnido.
Un personaggio molto importante nel libro, è dominato – o per meglio dire “dominata” – da una fame senza fine: è per caso un omaggio alle tante eroine ed eroi dei manga e degli anime che hanno, da sempre, questa particolare caratteristica?
Nessun omaggio intenzionale! In questo caso volevo solo rendere il personaggio, cioè Ellie, un po’ buffa con la “passione” per ogni tipo di mela che la natura ha da offrire, nonostante il suo carattere forte e guerriero.
Il cubo dei mille mondo – LuFio
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