Horizon Forbidden West è un titolo magnifico che non rivoluziona ma perfeziona un meccanismo già ben oliato.
Che Horizon Forbidden West sia uno dei titoli più attesi di quest’anno nessuno lo ha (mai) messo in discussione. Partendo da questo dato di fatto, solido come la messa in scena del team Guerrilla Games, semplicemente eccezionale dal punto di vista grafico e estetico (e ancora più impressionante se si pensa che è un titolo open-world), Horizon Forbidden West, nuova esclusiva dei Playstation Studios, non ha tradito le aspettative. L’avventura con protagonista Aloy (sempre più al centro “dell’ecosistema Playstation” per altro) è ricca di momenti di alta spettacolarità, combattimenti mozzafiato e una storia (quasi) sempre coinvolgente. Dal punto di vista prettamente ludico, diciamo così, di gameplay, nonostante alcune aggiunte di peso (come il rampino e la “paravela zeldiana”) non ci discostiamo troppo dal primo capitolo (e da suo, stupendo, dlc Frozen Wilds). Insomma carne al fuoco ce n’è tantissimo e, sinceramente, non vedo l’ora di mettermi a cucinare per voi.
Questo pezzo su Horizon Forbidden West sarà ricco di immagini per un motivo semplice: è un titolo che mozza il fiato dalla bellezza estetica, non soltanto intesa in termini di grafica “pura” ma anche di charachter-design che, ancora una volta, lascia a bocca aperta. Guerrilla Games ha creato un mondo vastissimo, liberamente esplorabile dopo circa dieci ore di “tutorial” che darà modo alle giocatrici e giocatori di perdersi in una mappa di gioco veramente densa di cose da vedere, fare e “giocare”. Intendiamoci: non che la mappa del primo fosse priva di punti di interesse ma, per il genere di appartenenza, ovvero l’open-world, siamo davvero su livelli altissimi. Discostandosi dalla “formula Ubi”, con quindi meno “torri da scalare” per sbloccare porzioni di mappa (i famosi “colli-lunghi”), Horizon Forbidden West abbraccia un tipo di esplorazione più naturale, con il giocatore continuamente spinto a cogliere i segnali visivi dell’ambiente circostante. Più e più volte mi è capitato di trovare un segreto, un tesoro o una macchina da cacciare “semplicemente” aguzzando la vista. Questo perché il level design è coerente con se stesso e rende la mappa di gioco non un semplice “livello” da attraversare ma una vera e propria terra da esplorare.
La possibilità di scegliere sulla Playstation 5 la modalità prestazioni o grafica, con la prima che permette di giocare a sessanta fotogrammi al secondo ha poi dato modo di rendere ancora più stimolante il combattimento contro le macchine. Non soltanto i nostri avversari sono, ancora una volta, un vero e proprio spettacolo per gli occhi, ma con i 60fps granitici il combattimento è un qualcosa di epico. Ogni tipo di scontro, anche grazie a una soglia della difficoltà che a “normale” offre una sfida non semplice, è una lotta totale contro la macchina: dovremo essere pronti ad avere il controllo della situazione, capendo, grazie al nostro fidato focus, quali parti del nemico sia possibile staccare per prima, quali i suoi punti di forza e quali quelli di debolezza. Insomma, molto più che rispetto al primo, la componente tattica la fa da padrone. Purtroppo così non si può dire per i combattimento contro gli umani che, ancora una volta, sono il vero punto debole del titolo. Nonostante qualche miglioria, con maggiori moveset a disposizione degli avversari e uno skill-tree delle mosse melee più stratificato, quest’aspetto va migliorato: le combo sono ancora troppo poche e elementari e l’approccio all’arma bianca non è mai preferibile a quello a base di arco e frecce.
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— Mattia Eleuterio (@MattiaNesto) February 18, 2022
Tuttavia, come avete avuto modo di vedere, i combattimento sono davvero magnifici anche solo da osservare. Ed è qui il punto centrale: in Horizon Forbidden West non ci si annoierà mai perché anche le quest secondarie offrono sempre spunti di trama e di conoscenza sul mondo di gioco (e sulle diverse interazioni sociali fra i personaggi) veramente interessanti. Ecco, qui sta un pregio enorme del secondo capitolo dedicato a Aloy: niente più fetch quest ma vere e proprie avventure che vedranno Aloy attraversare per lungo e largo il mondo di gioco con personaggi che si spostano e si approcciano in modo coerente e congruo.
Altra miglioria, molto importante ai fini dell’immersione di gioco, è quella operata da Guerrilla sulle espressioni facciali. Se Zero Down, nonostante fosse già bellissimo da vedere, mostrava troppi personaggi “pupazzo”, con espressioni praticamente assenti, in Forbidden West invece ogni npc ha un pool, sempre fantastico, di emozioni visibili sul proprio volto. Così facendo il racconto ottiene profondità e peso, a tutto vantaggio dell’immedesimazione sopracitata.
Insomma, se Sabaku No Maiku nel suo video dedicato ha citato i Daft Punk di “Harder, Better, Faster, Stronger” per questo capitolo, io mi appello a “Human After All”: infatti senza rivoluzionare nulla (o quasi) Horizon Forbidden West dà alle “sue macchine” un tocco di umanità che ci voleva. E fa suo tutta la “lezione” di Death Stranding con il motore grafico, il glorioso Decima Engine, che anche su PS4 mostra i muscoli. I suoi muscoli umani.