Mario Party Superstars è una specie di summa capitale di cosa sia il videogioco targato Nintendo: semplice genialità, giocabilità totale e divertimento per tutti, senza distinzione di età o di genere.
Quando ho alzato gli occhi dallo schermo era passato un numero così “vergognoso” di ore che tutti i miei impegni, appuntamenti e cose da fare per la giornata erano andati a farsi benedire (per dire, mi ero pure scordato di ritirare il piumone dalla lavanderia, errore fatale a inizio novembre). Tuttavia, per citare Édith Piaf “Non, je ne regrette rien“: passare del tempo, tanto tempo, su Mario Party Superstars, il nuovo party-game di casa Nintendo in esclusiva per Nintendo Switch, è una delle scelte migliori che possiate fare in queste giornate uggiose e adesso vi spiego il perché.
Come la storia ci insegna, i party games di casa Nintendo sono sempre memorabili, è questo Mario Party Superstars non fa difetto anzi. Infatti questo titolo è una specie di super-Bignami di cosa sia il videogioco nella sua forma più pura e autentica: ovvero interazione rapida e scattante votata al più genuino divertimento. Questo mi viene da dire davanti a un videogioco come questo, che permette di giocare, da soli contro la CPU oppure in multigiocatore, a una specie di “gioco dell’oca” rivisitato appositamente per il Mario-verse. Si potranno scegliere moltissimi dei personaggi iconici delle avventure di Super Mario, dal fratello Luigi al temibile Wario fino all’adorabile Yoshi e senza scordarsi di Peach. Una volta scelto il proprio beniamino si verrà gettati in un mondo coloratissimo (l’engine di gioco, nella sua semplicità è davvero una “festa per gli occhi”) in cui il player di turno si dovrà confrontare in una serie praticamente infinita di mini-giochi.
Immersi in scenari ripresi dai titoli precedenti del franchise, dall’isola di Yoshi passando per il livello un livello a tema horror, i minigiochi sono il trionfo della creatività e della “pazzia buona” degli sviluppatori di casa Nintendo: si va da un minigioco in cui, letteralmente, si deve creare il cono gelato con più palline di tutti a un altro in cui, a bordo di una scintillante cadillac, si debbono sbriciolare a suon di sganassoni dei macigni che impediscono il tragitto sino a un minigioco in cui si dovrà preparare delle torte perfette con tanto di ciliegino in sommità. Insomma avete capito che ogni volta che si “aprirà” la selezione casuale di un minigioco il livello di coinvolgimento sarà massimo.
La cosa che veramente mi ha stupito, oltre all’infame meccanismo del “ruba una stella al tuo avversario” che è in grado di rovesciare l’andamento di una partita già scritto negli ultimi turni finali, è il fatto che ogni minigioco ha, almeno, una specificità unica nel suo genere: ci sono quelli in cui chi è più abile con il controller avrà la meglio ma ci sono anche quelli in cui la memoria è tutto oppure la capacità di mantenere il sangue freddo. In altri bisogna essere concentrati e andare a ritmo, come quello del “baseball” in cui il mio Yoshi (perché è mia tradizione, nei party-game di casa Nintendo, scegliere sempre il lucertolone verde) ha trionfato grazie “all’allenamento” fatto con The World Ends with You.
Infine aggiungo una nota di colore: non sapete la soddisfazione, dopo una partita esageratamente lunga e al fulmicotone, mi ha dato vincere contro la CPU all’ultimo turno. Perché se è vero come vero che Mario Party Superstasrs è stato concepito per essere giocato assieme a altri giocatori (e infatti la sera stessa ho organizzato una sessione extra con gli amici del cuore) è perfettamente fruibile anche in singolo. A patto però che non ci sia un dannatissimo e adorabile Donkey Kong che, da ultimo e “personaggio materasso” della competizione, si stava per aggiudicarsi la coppa con una remutanda da cinema.