Ghostwire: Tokyo punta tutto sull’estetica e il setting. E fa molto bene.
Se c’è una cosa che riesce a fare, e pure molto bene, Ghostwire: Tokyo è gettarti in un incubo ambientato nella capitale del Giappone. Questa mia considerazione, solo apparentemente banale, non è da tenere in secondo piano quando si parla del nuovo titolo di Tango Gameworks, distribuito da Bethesda a firma di sua maestà Shinji Mikami. Chiaro ed evidente che quando si parla di uno come lui, il “babbo” di serie quali Resident Evil e Dino Crisis, la parola horror non può mancare. Ecco, fughiamo subito i dubbi: Ghostwire: Tokyo è a tutti gli effetti un gioco horror, un gioco horror giapponese con uno stile e un’estetica impattanti e seducenti, che vi faranno sentire, specialmente durante le prime ore dell’esperienza, veramente braccati da un incubo.
La prima cosa che infatti colpisce di Ghostwire: Tokyo è proprio la sua estetica, che dai trailer e State of Play si era sì intuita ma, probabilmente, non fino in fondo. Ho provato il gioco su PlayStation 5 è, al netto di una qualità media dei filmati e delle cutscene non ottima, la resa grafica e estetica in modalità “prestazioni” (ovvero quella che blocca il framerate a sessanta fotogrammi al secondo) è una gioia per gli occhi. La fluidità di movimento, per un gioco in prima persona, è fondamentale e Ghostwire: Tokyo dona al giocatore, in tal senso, delle ore molto liete, nonostante spiriti, demoni e mostri vari e eventuali pronti a ghermirti a ogni angolo.
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— Mattia Eleuterio (@MattiaNesto) March 21, 2022
L’altro vero e proprio fiore all’occhiello di questa produzione è la realizzazione delle mani del protagonista (da qui ne consegue il titolo scherzoso, fino a un certo punto). Infatti tramite le nostre mani saremo in grado di richiamare a noi tutta una serie di “incantesimi” e forze spirituali atte a debellare e purgare i nemici che ci si parano di fronte. Sarà una festa vedere il protagonista realizzare delle coreografie veramente esaltanti con le mani. Inoltre, il feeling aptico del DualSense farà il resto: per ogni nostra azione, dallo “sparare” un raggio spiritico oppure “prendere al lazo” un avversario demoniaco, i grilletti risponderanno in modo differente.
Al contrario di altri titoli del genere (The Medium sto parlando con te!) Ghostwire: Tokyo è un titolo horror a tutti gli effetti, con la propria buona dose di ansia che reca al giocatore. Anche se nelle battute finali, grosso modo dalla seconda metà in poi, questa sensazione cala (anche per via dei poteri medianici del protagonista) il nuovo titolo di Tango Gameworks è un gioco da avere se si è appassionati del genere, in particolare modo del genere horror giapponese. E con le mani, e con le mani moshi moshi, insomma.