Geek
di Mattia Nesto 15 Novembre 2021

Elden Ring, questo è il tempo dell’Interregno del Manierismo

Ho provato, riprovato e spolpato Elden Ring durante i tre giorni di Network Test. Tra mazzate prese e date (e tanto, sublime, manierismo) mi sono innamorato di nuovo di From Software.

Con il nostro fido Torrente anche la cima più impervia si può scalare  Con il nostro fido Torrente anche la cima più impervia si può scalare

Quando domenica mattina ho aperto La Lettura, l’inserto letterario de Il Corriere della Sera, e mi sono trovato davanti il pezzo di apertura di Paolo Giordano con il titolo “Questo è il tempo dell’interregno” mi è stato immediatamente chiaro come non fosse stato casuale visto che il nome della terra di Elden Ring è proprio Interregno in italiano (in inglese Land Between): già perché tra una capatina alla Milan Games Week + Cartoomics (con tante di quelle persone da sembrare irreale visti i tempi) e un occhio, appunto, ai giornali, questo è stato il fine settimana dedicato, anzi consacrato, al network test di Elden Ring, il nuovo titolo di casa From Software che uscirà il 25 febbraio 2022. Dopo tre giorni di test divisi tra Xbox Series X e PS5 ve lo posso dire: più che Dark Souls 4 Elden Ring ricorda un Dark Souls 2 + 2, ovvero un gioco che ci fa esplorare una terra, l’Interregno, davvero vasta, sterminata e pullulante di regni, culture e luoghi nascosti da raggiungere. Ma partiamo da un presupposto: questo network test è stato gigantesco!

Infatti From Software e Bandai Namco hanno dato la possibilità alle giocatrici e giocatori di tutto il mondo di toccare con mano una mappa vastissima, quella della regione di Sepolcride punteggiata da una decina di boss-fight tra cui si segnala, per ovvio distacco e di difficoltà e di messa in scena quella contro Margit il Caduto. Ma ci arrivo a parlare di Margit, il guardiano del Castello di Gran Tempesta. Adesso è il momento di illustrare la, forse, più corposa novità che, da amante nei giochi di ruolo dei maghi o comunque degli equipaggiamenti basati sugli incantamenti in generale, ho davvero apprezzato come in From Software, a questo giro, si sia voluto puntare forte sulla magia. Al netto di possibili aggiustamenti/cambiamenti in corso d’opera (ricordo che questo era una test quindi, nonostante la solidità del titolo alla mano non si sta parlando di qualcosa di definitivo), le magie, grazie a un consumo limitato di focus point aka mana ed a una grande percentuale di danno unita a una rapidità di cast diventano un’opzione davvero ghiotta per tutti. Se poi considerate che anche, ad esempio, un giocatore avvezzo ai personaggi  melee li può lanciare (visto che sono le armi, tramite apposite rune, a sbloccare determinati incantesimi/abilità) il gioco è fatta: anche un barbaro delle montagne potrà lanciare palle di fuoco. Più o meno, non è proprio proprio così, ma ci siamo capiti,

A noi due, marrano!  A noi due, marrano!

L’altra grande novità in casa From, come avrete intuito da queste immagine, è l’introduzione di una cavalcatura, chiamata Torrente che la misteriosa Melina (che ci raggiunge intorno a una grazia perduta, ovvero i “nuovi falò”, dopo averne “accese” tre) evoca al nostro fianco per portarci in lungo e in largo per l’interregno. Con Torrente le possibilità di esplorazione aumentano in modo esponenziale:  nonostante non sia stato eliminato il danno di caduta (da un’altezza contenuta non si prende danno ma poi, a una certa metratura, si muore secchi senza possibilità di salvezza), con Torrente si può, letteralmente, balzare sui cordoni di roccia e scalare costruzioni e pareti inclinate per raggiungere luoghi sopraelevati. Per esempio, senza anticiparvi troppo le cose, ho pigliato una delle magie già iconiche del titolo proprio grazie alla capacità di scalatore di Torrente. Adesso, udite udite, esattamente come in Sekiro (qui la nostra recensione), il nostro pg avrà la possibilità di saltare e attaccando con un balzo. Anzi, c’è proprio un moveset dedicato all’attacco in salto e spesso e volentieri ha risultati devastanti sui nemici.

Mi sono divertito un mondo a giocare in cooperativa  Mi sono divertito un mondo a giocare in cooperativa

Nonostante sia stato un network test ho deciso di “stressare” le mie due console con evocazioni e invocazioni in serie. Soprattutto farsi evocare, in un titolo così vasto, è stato davvero divertente e debbo dire che, almeno nella mia esperienza, Elden Ring non ha presentato particolari problemi dal punto di vista dell’ottimizzazione. Ben conscio si tratti di un gioco cross-gen, con un pop-up molto violento di determinati edifici e elementi a schermo, giocare a sessanta fotogrammi è sempre un bel vedere, nonostante qualche, anche gravoso, perdita di fotogrammi nelle fasi più concitate o di esplorazione o di combattimento contro un boss. Ah ecco, giusto. I boss. Dal mio punto di vista non potevo chiedere di meglio: desacralizzare, diciamo così, un po’, l’iconico momento dell’attraversamento della nebbia e scontro con un nemico potentissimo è stata una soluzione che non mi è affatto dispiaciuta. Un po’ perché questo ha permesso agli sviluppatori di sbizzarrirsi con la creazione di avversari anche molto particolari (come un certo golem serpentiforme) e un po’ perché sentire, con mano, lo stacco tra un mid-boss, à la Sekiro, e un boss principale è una di quelle cose che da videogiocatore amante degli action-jrpg apprezzi anche per la questione dei livelli di potenza. Se poi il Cavaliere dell’Albero è considerato un mid-boss, quello che si può incontrare a pochi passi dalla prima grazia, non c’è certo da temere che con gli anni From si sia ammorbidita, anzi.

Ci pensate che sarà tutto esplorabile?  Ci pensate che sarà tutto esplorabile?

Ma a proposito di boss-fight mi piace concludere questo primo, accorato, assaggio di Elden Ring con un pensiero per quella che parrebbe a tutti gli effetti la prima vera e propria boss-fight principale “di trama”, ovvero quella contro contro Margit il Caduto. Questo umanoide con un sacco di mutazioni sul corpo, che ci attacca con un pesante bastone di legno che utilizza anche come staffa per evocare oggetti contundenti come coltelli o l’iconico martellone dorato, è stato un avversario ostico e imprevedibile allo stesso livello di un “classico” boss di From. Dotato di un grande damage output, Margit, nonostante la sua età avanzata e la mole titanica, è in grado di effettuare improvvisi balzi che sbilanciano il pg per poi finirlo a colpi di martello o coltelli. Si tratta quindi di un avversario temibile che però, nel più puro stile From, con un giusto approccio, strategia e riflessi si può buttare già con, relativa, facilità. Nella mia esperienza, avendo scelto come classe iniziale quella del Profeta, ho utilizzato un mix di evocazione (altra novità del titolo) dei tre lupi spiritici unito con attacchi magici che hanno, in pochi minuti, debellato il pericolo del guardiano. Ancora adesso, però, ho sulla pelle l’adrenalina e i plurimi tentativi effettuati per studiare il boss.

Agguato tattico?  Agguato tattico?

Dopo aver passato qualcosa come venti ore scorse per le terre dell’Interregno la voglia di proseguire l’avventura è ancora fortissima. Nonostante abbia, relativamente da poco, spento la console ho ancora desiderio di esplorare questa landa tanto suggestiva, descritta da From Software con un’estetica incredibile, probabilmente la migliore, per distacco, dai tempi di Bloodborne. Ma laddove Yharnam nel piccolo riusciva a essere grande, in Elden Ring il grande dell’Interregno non si perde mai nel piccolo del particolare, con piccoli cunicoli, porte segreti e passaggi nascosti, oltre che oggetti rari, che si possono trovare, raggiungere e raccogliere solo con un occhio attento e smaliziato. Certo l’impressione è quella non tanto di un Dark Souls 4, visto che Lotrhic poggiava la sua estetica e tutto il suo concept sul recupero del passato, mentre qui si vuole proporre qualcosa di diverso, quanto di un Dark Souls 2 + 2, ovvero, come ho scritto all’inizio di questo pezzo, di una terra vastissima in cui più regni e culture coesistono e si scontrano per, probabilmente, riuscire a riportare integro l’Elden Ring, il mitico anello ancestrale che, andato ormai in frantumi, ha condannato al caos l’Interregno. Mi piace definire quest’estetica e tale narrativa come una specie di manierismo videoludico: come il manierismo ha ripreso i cardini dell’arte rinascimentale per riproporli e renderli ancora “migliori”, così sta facendo From in Elden Ring con l’estetica (e una buona fetta di lore) di Demon’s Souls, Dark Souls I. II e III, Bloodborne e Sekiro. 

La vedete, vero, sulla destra il colossale testone in fiamme?!  La vedete, vero, sulla destra il colossale testone in fiamme?!

Tanto è vero che, subito dopo aver buttato giù Margit, utilizzando il binocolo ho visto una certa cosa sotto di me che mi ha fatto provare il più oggettivo dei mindfuck: una testa di gigante in fiamme. Quanto ha ancora da offrire Elden Ring, ooooh Elden Ring…

 

 

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