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Dredge: qui dove il mare luccica (e c’è pure Lovecraft)

Dredge è un gioco di pesca lovecraftiano. E se questa descrizione non vi dice niente beh, peggio per voi!

Tutto, apparentemente, calmo in Dredge…hem

Dredge, titolo sviluppato dai neozelandesi Black Salt Games, è uno di quei piccoli/grandi miracoli che, di tanto in tanto, capitano all’industria videoludica. Già perché, in modo praticamente sinergico, pubblico e critica si sono innamorati di questo magnifico videogioco, uscito per pc e console, con un passaparola tanto naturale quanto tambureggiante: c’è stato un periodo, infatti, subito dopo il lancio, che praticamente ogni singolo mio amico e conoscente si stata dilettando con questo titolo. Sì, ok, fermi tutti, ma che cos’è Dredge? Beh, questo è un rpg, fondamentalmente, basato sulla pesca e con, udite udite, l’inserimento di elementi lovecraftiani. So che questa frase può suonare come criptica ma se mi seguirete in questa mia disamina, spero, tutto sarà più chiaro.

Noi infatti saremo chiamati, in qualità di capitano, a comandare un barchino che dovrà occuparsi di numerose battute di pesca: avremo a che fare con un’imbarcazione che, via via, potremo sempre più personalizzare, così come avremo la possibilità di dotarci di attrezzature sempre più complesse e variegate per portare a casa la massima quantità di pescato. E fin, ok, tutto bene: il gioco funziona in modo splendido, con un meccanismo di gameplay loop oliato e ben bilanciato e, grazie anche a un gustoso minigioco, potremo a seconda della nostre capacità pescare di più o di meno. Poi, ad un certo punto, quando cala una “certa” notte tutto cambia: l’estetica quasi chibi, o comunque cartoonesca, del mondo intorno a noi vira verso tinte fosche, molto ma molto più fosche. Lo specchio d’acqua prima popolato da pesci, crostacei e polpetti, infatti, diventa il regno di mostri allucinanti, presenze oscure che si agitano nel profondo e che potrebbero finire per compromettere “per sempre” la nostra avventura oltre che, naturalmente, la nostra avventura. Eppure, spingersi più al largo in queste notti senza luna in cui domina il terrore, significa anche avere le ricompense più grandi: più grande il pericoloso, più grande è il premio.

Uno di “quei” momenti in Dredge

Ecco che la commistione, giustappunto, tra paura e esplorazione, tra voglia di andare più in là e timore per l’ignoto, oltre che grazie a un gameplay loop “d’alta scuola” rende Dredge un vero e proprio gioiello, tanto da meritarsi un 8.5 senza se e senza ma. Noi abbiamo giocato la versione per PS5 e pur non essendo un videogioco che richiede chissà quale hardware o che “spinge” le potenzialità della console, il colpo d’occhio e sempre molto carino. Inoltre, grazie a costanti aggiornamenti e “espansioni”, siamo arrivati alla terza, il supporto post-lancio non solo è virtuoso ma pure uno dei migliori di quest’anno. Avete voglia, come me, di pescare nell’ignoto?

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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Mattia Nesto
Tags: Dredgenews

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