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Daymare: 1994 Sandcastle, più fedele dell’originale

Con Daymare: 1994 Sandcastle di aggiunge un survival-horror di livello nel mercato. Non solo italiano.

Uno dei numerosi scontri di Daymare: 1994 Sandcastle

Se c’è una cosa che fa, egregiamente, Daymare: 1994 Sandcastle è migliorare in ogni rispetto al capitolo precedente. E questo, non soltanto per l’industria videoludica nostrana, è un’ottima notizia ma non finisce qui. Già perché questo videogioco, a mio avviso, si merita un 7.1 di assoluta fiducia proprio per il fatto che offre al giocatore un’esperienza fluida, congrua rispetto allo standard del mercato internazionale e, soprattutto, un gameplay rispetto della tradizione ma anche con aspetti proprietari. Se infatti rimane sempre, fortissima, l’aderenza al canone del genere, con la stella polare dei primi tre capitoli di Resident Evil a rischiare la vita, va detto che grazie all’utilizzo della scanner ed ad una scrittura elementare sì ma nient’affatto realizzata in maniera grossolana, le ore di gioco si accumulano liete. Molto liete. Con la telecamera sempre “dietro le spalle” della protagonista, come da tradizione.

Anche dal punto di vista della difficoltà, al netto di qualche incertezza di troppo della IA nemica, siamo su ottimo livello. Ho provato il gioco al livello “normale” e mi sono trovato perfettamente a casa, con la giusta ansia per “parare” i colpi e gli occhi sempre fissati sul mio status di salute. Un, deciso, passo in avanti poi è stato fatto dal punto di vista delle atmosfere, con “stage” molto ben realizzati e un sound design di ottima fattura.

.Un momento di Daymare: 1994 Sandcastle

Non si può dire altrettanto, proprio per onestà intellettuale, per quanto concerne l’impatto del motpr grafico, anche se la fluidità del software sopperiscono in parte a questa sensazione. La narrativa, dicevo, è (quasi) sempre incalzante e, come è giusto che sia, non vi sono quasi praticamente “punti morti” ma è un continuo saliscendi di emozioni. A titolo personale poi vorrei sottolineare l’illuminazione, sapientemente curata, come nel caso della stanza del proiettore, che mi ha fatto venire alla mente le atmosfere di RE2. Meno riuscita, per mio gusto, il modello della nostra protagonista, dotata di un carattere sì molto interessante, ma di un’estetica bombastica á la Anni Novanta un po’ sorpassata. Però comprendo anche, dall’altra parte, il volere rifarsi direttamente a quel l’estetica per ragioni di, diciamo così, aderenza stilistica. Insomma se amate il survival-horror e l’immaginario degli anni Novanta, Daymare: 1994 Sandcastle è un prequel che fa per voi!

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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Mattia Nesto

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