Geek
di Mattia Nesto 8 Ottobre 2021

Chernobylite: uno sparatutto radioattivo

Abbiamo provato l’fps ambientato nei dintorni del reattore nucleare. Un’esperienza non perfetta ma dal forte (e macabro) fascino.

Chernobylite, almeno per me, ha rappresentato un vero e proprio rovello. Già perché questo fps con fortissimi elementi gestionali e una robusta impostazione story-driven da un lato mi ha tenuto incollato allo schermo per oltre dieci ore (circa tredici per completare la storia principale più giusto un paio per sbloccare qualche contenuto extra) e dall’altro, più di una volta, mi ha fatto dubitare del mio buon gusto. Già perché la “creatura” di The Farm 51 e pubblicata da All in! Games SA ambientata in un ipotetico futuro alternativo nei dintorni del reattore nucleare di Černobyl è da un lato estremamente intrigante e dall’altro limitata e limitante. Ma cerchiamo di fare chiarezza in questo intrigo radioattivo.

Prima di addentrarmi nella recensione una premessa è d’obbligo. Come ci hanno consigliato i publisher (che gentilmente ci hanno concesso il codice di gioco per console molto prima del lancio) abbiamo provato il titolo su Xbox One X, ovvero nella modalità “old-gen”: infatti la patch per le nuove console arriverà più avanti e il consiglio è quello di non provare questo titolo su Ps5 e XBox One X per non rimanere delusi. Detto questo Chernobylite presenta, almeno per me, due punti di forza, molto evidenti e uno di debolezza, altrettanto importante. Partiamo subito dalle “dolenti note”: lo shooting. Ecco, il sistema di gameplay, in quello che è a conti fatti anche e soprattutto uno stealth-fps, è abbastanza deficitario, con una responsività molto limitata degli effetti del rinculo delle armi e delle collisioni tra corpi nemici e propri proiettili che lasciano molto a desiderare. Al netto dei vari avversari che vi troverete di fronte (spoiler: non saranno, ovviamente, solo umani) ben presto mi sono trovato a preferire un approccio stealth, onde proprio evitare un gunplay per me insufficiente.

Chissà cosa ci aspetta in questa casa…  Chissà cosa ci aspetta in questa casa…

Invece, quasi in maniera inaspettata, le parti che funzionano meglio di Chernobylite sono, l’ottimo, sistema gestionale della propria base, che non soltanto si può organizzare e personalizzare ma che anche presenta un meccanismo molto intuitivo di missioni giornaliere che si possono affidare ai propri compagni (con tanto di arruolamento di singoli individui con caratteristiche specifiche per compiere determinate missioni) oppure completare in proprio. Questo regala al giocatore una varietà davvero ampia di approcci e di stili di gioco, per esempio ho tentato di “ruolare” per così dire il protagonista come un uomo rotto dal destino, che ha perso la compagna nel disastro nucleare e che quindi governa la propria banda di ex-soldati, balordi e rinnegati con il pugno di ferro: questo significa poche razioni di cibo, turni sfiancanti e tanta disciplina con il risultato di uomini assetati di sangue ma anche validissimi in combattimento.

Bisogna sempre stare attenti al livello di radiazioni  Bisogna sempre stare attenti al livello di radiazioni

Ma se proprio dovessi assegnare la palma dell’aspetto che più ho apprezzato di Chernobylite (al netto di una direzione artistica valida nel ricreare l’atmosfera del disastro nucleare e con una storia principale non così tanto banale) è sicuramente la componente survivor, quel misto di attenzione per le zone con maggiori radiazioni (testimoniate dall’eterno contatore giger , il nostro più fedele “compagno” di esplorazione), recupero di risorse e scoperta di luoghi segreti, mi ha davvero appagato.

Cazzimma in salsa bieolorussa ne abbiamo?  Cazzimma in salsa bieolorussa ne abbiamo?

Certo le mappe di gioco non sono il trionfo di varietà di biomi e ambienti ma sono perfettamente aderenti all’ambientazione. Insomma Chernobylite, nonostante qualche inciampo e attendendo la prova sulle console di nuova generazione, è uno dei titoli più interessanti sul fronte survivor del momento. Occhio solo alle radiazioni: essendo a Černobyl  non le sottovaluterei troppo!

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