“Il nome nasce da un sogno, mi sono immaginato mele che rotolano fuori da una cassa in cerca di libertà”. Le parole sono di Alfredo Ardenghi, imprenditore lecchese attivo nel settore del riciclo e recupero di elettrodomestici esausti e fondatore di AppleKiss, il nuovo social network lanciato a Milano con la benedizione del guru digitale brianzolo Francesco Facchinetti.
La prima domanda che viene a tutti è: ma veramente un progetto digital che contiene la parola “Apple” nel nome? Eh sì, il responsabile tecnico Francesco Cornaggia racconta che “abbiamo depositato il marchio e il logo, quindi siamo tranquilli. In fondo la mela è un oggetto: se non può essere usata, che la tolgano dal vocabolario”. “E poi la mela non è neanche morsicata!”, chiosa il moderatore della conferenza stampa. Ah beh, tutto a posto.
Passando alla ciccia del discorso, potreste avere la sensazione che i social network esistenti coprano già tutte le possibili forme di espressione dell’umano ingegno, ma ovviamente quelli di AppleKiss la pensano in modo diverso. Secondo loro non solo c’è spazio per un nuovo attore, ma c’è addirittura un bisogno da soddisfare: il bisogno di raccontare storie senza limiti di spazio e senza che algoritmi e necessità di monetizzare vadano a bloccare creatività e possibilità di diffusione di un contenuto. “I 140 caratteri di Twitter limitano lo storytelling e su Facebook nessuno si mette a leggere post lunghi”, afferma la responsabile marketing Angela De Vincenziis.
Una sicurezza che sembra derivare da esperienze personali, più che da studi o ricerche, alimentando così una diffusa sensazione di approssimazione. La stessa approssimazione che porta i responsabili ad ammettere di non avere idea di come e quando potranno iniziare a guadagnare da questa impresa. Del resto, Ardenghi ha dichiarato di non avere nemmeno un profilo Facebook e di aver abbracciato lo storytelling perché ha sempre amato raccontare storie: “alle medie ero molto bravo nei temi di italiano”, dice. Lui è tipo il CEO, per intenderci.
Adesso però è il momento di entrare nel dettaglio: chiunque si iscriva a AppleKiss (è già attivo e ci sono anche le app iOS e Android), ha a disposizione un blog personale su cui può scrivere dei testi di lunghezza libera. I testi si chiamano “apple” e si può manifestare la propria gioia mandando dei “kiss” agli autori. Riassumendo: “Oh, hai visto che apple ha scritto Lorenzo? Aspetta che gli mando un kiss”.
La situazione, già surreale, raggiunge il top quando Facchinetti spiega di amare lo storytelling alla follia e di averlo sempre usato: “Anche La Canzone del Capitano era autobiografica, perché ho vissuto per anni con un tampone oculare e vedevo il mondo con un occhio solo, come Capitan Uncino”.
E a quel punto tutti i puntini si uniscono a comporre la gigantesca scritta: MA CHE DAVERO? In oltre un’ora di conferenza stampa non si è mai riusciti a spiegare in modo concreto perché qualcuno dovrebbe mettersi a scrivere su AppleKiss e non su – per dirne uno – Medium. Soprattutto, non si è mai riusciti a dare l’idea di essere in grado di fornire agli utenti un’esperienza veramente diversa, visto che la più grande innovazione ruota intorno a una parola che viene data per morta da dieci anni: blog.
E dire che saremmo contentissimi di vedere un’idea bella e nuova arrivare da quel ramo del Lago di Como e non dalla California.