Alla scoperta del mondo del rakugo con Akane-banashi.
Una delle cose che più adoro del manga, inteso proprio come medium, è che, e questo è il caso di Akane-banashi, nuova serie portare in Italia da J-Pop Manga, è un grado non solo di farti appassionare ma proprio di aprire finestre su mondi che difficilmente avresti scoperto in modo diverso. Già perché non so voi ma prima di questo manga non avevo granché sentito parlare del rakugo, una rappresentazione teatrale a metà strada tra la commedia dell’arte e la stand-up nel quale l’attrice o l’attore di turno, totalmente da soli in scena, rappresentano dai due a più personaggi. Chiaro ed evidente come un’opera di questo tipo, che centra la propria narrazione su un tipo di rappresentazione sicuramente non così famosa fuori dal Giappone e comunque abbastanza arcaica, rischi di risultare pesante o faticosa da leggere per la lettrice e lettore occasione.
Ecco, Akane-banashi, da questo punto di vista “fa il miracolo” e grazie a una protagonista magnetica e animata da una passione insondabile, che mi ha po’ ricordato la “Rossana” dell’omonima serie (aka “I giocattoli dei bambini”, per citare il titolo originale), decide dopo la delusione/torto subito da suo padre, di sfondare appunto nel mondo del rakugo. Ed ecco che da qui, in modo va detto classico, molto classico, andremo a seguire questo cursus honorum della nostra protagonista. Il tono della narrazione è leggero e divertito e il pubblico di riferimento pare essere tra il giovane e il giovanissimo (per il discorso dell’impegnarsi in ciò che si crede) ma anche i lettori più scafati possono riconoscerci un buon grado di profondità.
Se Yuki Suenaga si occupa appunto della storia sono le tavole di Takamasa Moue a catturare l’occhio, specie in come riesce a descrivere le mani e la loro postura, fondamentali in un manga come questo e nel teatro rakugo in generale. Insomma Akane-banashi, nonostante un plot talmente classico che rasenta il banalotto, è un bella novità manga, fresca e frizzante.