Se perfino Alessandro Baricco nel suo The Game ha scritto che l’uscita della prima PlayStation (che, lo ricordiamo per aiutare gli editor boomer, si scrive tutto attaccato) è stato un evento storico fondante e fondativo della nostra epoca digitale, qualche merito la console grigio-topoqualche merito l’avrà pure avuto no? Scherzi a parte venticinque anni fa usciva la “la stazione per i giochi elettronici” e niente sarebbe stato più come prima. In questo pezzo vi diamo cinque motivi per cui questo anniversario andrebbe segnato con il pennarello rosso sul calendario.
Massa e potere
E dire che la storia sarebbe potuto andare in maniera molto diversa, neppure fossimo nella linea temporale di Watchmen. Già perché almeno fino al 1992 la possibilità di avere come home-console la fantomatica console che univa Nintendo e Sony era molto più che una sparata ma un vero e proprio progetto industriale. Dopo che infatti il Super Nintendo aveva, di fatto, vinto la console-war con Sega la casa giapponese cercava nuovi alleati per fare il definitivo balzo in avanti e diventare “l’unica e sola” console da avere per i videgiocatori di tutto il mondo. Ecco allora che la casa di Super Mario aveva messo gli occhi proprio su Sony che, all’epoca, non aveva mai flirtato con il mondo del gaming. Dopo anni e anni di progetti, piani industriali e, addirittura, quasi duecento esemplari della misteriosa, e introvabile, console ibrida, non se ne è fatto più nulla. Da un lato infatti Sony partirà in solitaria con la PlayStation mentre Nintendo presenterà, di lì a poco, il bellissimo (e potentissimo) Nintendo 64.
Marketing e creatività
Se siete grandi abbastanza da ricordarvi gli spot che passavano in televisione o che finivano sulle riviste del settore potrete convenire come, almeno in quel periodo, l’ufficio stampa e marketing di Sony fosse popolato da veri e propri geni del settore. L’idea infatti di presentare la console come una vero e proprio step evolutivo del genere umano, con tanto di spot che occhieggiava agli esperimenti scientifici è stato un grande colpo di classe così come, del resto, le tambureggianti pubblicità che finivano con riviste e che erano contraddistinte da un linguaggio e da un modo comunicativo del tutto innovativo per l’epoca.
Come, non sempre ma spesso, accade insomma la “concorrenza ha fatto bene al mercato”. Almeno al mercato degli uffici stampa ecco.
Una console per domarli
Nonostante, ad oggi, la console che registra il maggior venduto sia ancora la PlayStation 2, la prima Play è stata rivoluzionaria anche per la capillarità con cui è entrata nelle nostre case. Già perché se venticinque anni fa per poterla acquistare, oltre a doversi rivolgere ad un negozio aduso al mercato di importazione, bisognava sborsare quasi 800 euro (che, all’epoca, equivalevano al famoso “un milione e mezzo” di lire, ovvero un signor stipendio) ben presto il prezzo medio si attesta su un giusto-compromesso tra le quattrocento e le cinquecento mila lire. Certo un costo considerevole ma sicuramente inferiore ai pc e che ti permetteva di giocare a titoli superbi tra cui, per esempio, Final Fantasy VII, il primo della serie a non essere uscito per Nintendo. Quel “gran tradimento” di Squaresoft è stato, va anche detto, uno dei motivi trainanti per cui, tra il 1997 e il 1998 molti di noi hanno capito la potenzialità del “microcredito” risparmiando fino all’ultima paghetta settimanale.
Il controller migliore del mondo
Ora magari il nostro giudizio è dettato un po’ dal ricordo distorto però vi ricordate i controller “che giravano” prima di quello della PlayStation. Al di là della forme che ricordavano quelle delle tavolette ittite, se uno non era Gianni Morandi aveva, certamente, una qual difficoltà a pigiare i tasti con semplicità, visto che si ragionava tutto sul’ampiezza dei controller e anche quelli del Sega Mega Drive, fatti a croissant, non è che brillassero per bellezza. Invece con PlayStation, con il controller a doppio becco ricurvo e dalle dimensioni “giuste” finalmente giocare non era più una roba frustrante e con il rischio di beccarsi una tendinite immediata. Si poteva giocare, per delle ore, senza troppi rischi. Ecco perché chi ha iniziato a videogiocare seriamente resistendo alle torture di Revolver Ocelot in Metal Gear Solid 1 oggi ha “i diti de fero”.
Pop-culture
È vero che già nel 1994 “Nintendo” “era” Nintendo e anche le varie console di casa Sega aveva riscosso un grande successo. Eppure dire “PlayStation”, a livello di pop-culture, dal 1994 in poi voleva dire e per certi aspetti ancora vuol dire per antonomasia “videogioco”. Infatti la console di Sony è diventata una vera e propria icona culturale che, come giustamente canta Niccolò Contessa in “Non finirà”: “Riportiamo le filosofie in cantina con le religioni e la PlayStation 2” (ok è la seconda PlayStation ma facciamo finta di nulla e quel pad è del Super Nintendo).
In attesa quindi che venga esposta al museo a fianco, per dire, di un foglio di papiro o di un libro pergamenato (ma in qualche museo in giro del mondo già la si può beccare) non possiamo che, nella sua versione originale o nella più recente versione “mini”, salutare con grande affetto quel parallelepipedo grigino che ci occhieggia di fianco al televisore.