Chi oggi è intorno alla trentina ha avuto una enorme fortuna: ha vissuto in piena adolescenza una fase di passaggio tecnologico epocale, si è vissuto le sue vacanze anni novanta prima senza telefoni cellulari, poi con, ed è potuto crescere nell’esplosione del web, di un sacco di belle cose, magari finendo oggi a lavorarci.
Insomma, chi oggi è intorno alla trentina ha potuto vivere – e per ultimo nella storia dell’uomo – a cavallo tra due mondi: che ora ci appaiono distanti come quello in cui poteva vivere un uomo di Cro-Magnon rispetto a una corte rinascimentale.
Insomma, in tema di vacanze anni novanta c’è stato un prima e un dopo.
L’abbiamo indagato per voi, amiche e amici. Per un terribile, doloroso, bellissimo viaggio nei ricordi.
Il primo cellulare
Pesantissimi, scomodi, non sapevi dove infilarli: le tasche dei pantaloni non erano ancora abituate a quel dispositivo che ci avrebbe accompagnato per i decenni successivi. E neanche noi. Lo si perdeva in continuazione, le batterie duravano tantissimo – confrontate agli smartphone attuali – l’abbonamento o la ricaricabile avevano costi siderali.
La Christmas Card e la Summer Card
Combo che già oggi fa rintoccare l’eco magico di un tempo perduto quella della Christmas Card e della Summer Card! Erano le offerte natalizie ed estive non di Vodafone, bensì di Omnitel. Nel 1999 permettevano al costo di 10.000 Lire di chiamare per due mesi a 195 Lire tutti i numeri, sempre. Trascorsi due mesi si tornava mesti alla città, ma anche al profilo tariffario iniziale.
Usare le cabine telefoniche
Infernali cubicoli inumani disseminati nelle località di villeggiatura di tutto lo stivale, le cabine telefoniche hanno garantito a milioni di italiani comunicazioni efficaci in epoca pre-cellulare, in zone dove normalmente non c’era un’utenza casalinga. Ormai sparite, le cabine andrebbero tutelate come panda, come delfini, come monumenti a una comunicazione pre-umana.
Il coprifuoco per tornare a casa
Poche storie, si torna a mezzanotte. Se hai quindici anni a metà anni novanta, torni a mezzanotte e basta. Non c’è da discutere, da polemizzare, da frignare. Non c’è giardinetto che tenga, non c’è spiaggia che tenga, amici degli amici con cui sei in giro. Qualcuno ti aspetta sveglio e tu, da lontano, vedi la luce accesa quando ancora sono solo le 23.59.
Magliette in acrilico
Quando gli storici volgeranno lo sguardo agli anni tra il 1995 e il 2001 non potranno che contrassegnarli come l’epoca dell’acrilico. Magliette sintetiche, petrolio puro, attillate, adornavano petti di virgulti tra i quattordici e sedici, diciassette, diciotto anni, pronti a sudarvi generosamente in lunghe passeggiate serali sul lungomare.
Axe deodorante sempre, anche in spiaggia
L’adolescenza, la stagione delle puzze! Delle scarpe, delle ascelle, di tutto. E quelle puzze con qualcosa le si doveva pur coprirle, come coprirle? Ma certo, con generose spruzzare di deodorante spray: andava molto l’Axe, ma anche le versioni discount riuscivano a generare quell’afrore tremendo che tanto sognavamo potesse essere risultare gradevole alle ragazze.
Anfibi in spiaggia
Anni novanta, anni di anfibi. Pesantissimi 883 o Dr Martens per esempio, che gli – e le, andavano moltissimo anche tra le ragazze – adolescenti del tempo non esitavano a indossare fino all’arrivo in spiaggia, ottenendo così uno straordinario mix tra il look di una teenager, ma con i piedi di un militare della legione straniera. Ottima anche la traspirazione, a proposito.
Costume Sundek
La distinzione di Pierre Bourdieu è un volume in cui si analizzano i gusti delle classi sociali e come una classe distingua se stessa dalle altre proprio in base ai gusti. Il costume Sundek con i suoi costi proibitivi negli anni novanta a quella esigenza rispondeva. Un Big Mac Index, ma non per valutare il costo della vita: per valutare le persone. Pare asciugasse in fretta.
Occhiali Oakley
Apriamo la prima parentesi ottica di questa nostra lista con i terrificanti Oakley. Giunti al successo grazie a una serie di placement di cui non osiamo immaginare i costi, gli Oakley erano – e sono – occhiali in teoria sportivi, all’atto pratico venivano indossati dai peggiori tamarri, leggermente inclinati verso il basso, prima di vivere di prepotenze sulla battigia.
Occhiali Diesel di Vasco Rossi
Apriamo e chiudiamo la parentesi ottica con un altro paio di occhiali classicissimi di quel mesto periodo della storia dell’umanità. Gli occhiali Diesel che indossava Vasco Rossi: c’era chi – timido e inavvertito – li sceglieva con lenti nere, ma i veri, autentici viveur li acquistavano con lenti blu – proprio come il Blasco – per vivere da sedicenni in un’intossicazione oculare da Viagra.
Vasco Rossi
Vasco Rossi : estati anni novanta = clorofilla : mondo vegetale.
Maglioncino in spalle o in vita
Tutti abbiamo peccato, tutti abbiamo sbagliato, tutti ci siamo pentiti di. Un effetto a metà strada tra Carlton, lo sfigato comprimario di Will Smith ne Il principe di Bel Air e Piersilvio Berlusconi in una puntata di Drive In. Forse è tempo di un’amnistia, non ha più senso che si paghi ancora per errori commessi più di vent’anni fa.
Le sale giochi
Come in una guerriglia asimmetrica, le sale giochi dagli anni di esplosione delle console – con la prima Playstation – proprio a metà anni novanta hanno avuto vita dura, molte hanno chiuso. O forse hanno scelto di sparire dalle grandi città e combattere nelle retrovie, nelle località balneari di provincia, dove ancora oggi ne sopravvivono non pochi esemplari in libertà. Ora e sempre, resistenza.