Com’è crescere ed essere Emily Ratajkowski? Come si rapporta il mondo con te, quando a tredici anni sei fatta così? E dopo, una volta che sei diventata una modella famosa in tutto il mondo? Classe 1991, nata a Londra ma cresciuta in California, Emily Ratajkowski ha scritto un pezzo molto interessante per Lenny, la newsletter di Lena Dunham e Jenni Konner.
Forse quel pezzo deluderà il maschio italiano medio, quello dalla travolgente simpatia che sotto a ogni foto della pagina Facebook le scrive perle di fremdschämen* tipo #escile: ma quel che è importante è che è un pezzo interessante che ci racconta episodi della vita di una donna splendida e una modella famosa in tutto il mondo dall’adolescenza a oggi.
Sento già qualcuno dire “Eh vabbe’, ma se nasci Emily Ratajkowski potresti anche evitare di lamentarti”. Beep! Errore. Nonché ragionamento un po’ fallace, parente stretto del “Sei bella, stai zitta” e cugino di non saprei bene che grado, ma comunque parente di altri colpi di genio in stile “Eh, ma se l’è un po’ cercata, a vestirsi così”.
Ma stiamo su quel che ha raccontato Emily, per esempio a proposito delle insidie del mondo della moda, quando ci arrivi e sei appena entrata nell’adolescenza. “Quando avevo 15 anni, gli adulti della mia famiglia avevano paura del mio lavoro come modella. Avevano sentito storie terrificanti di uomini di mezza età che si approfittavano di ragazzine, o agenti che facevano pressione sulle modelle per far loro perdere peso. Fu abbastanza sorprendente, la parte più ccomplicata della mia adolescenza fu il rapporto con il mondo al di fuori del sistema della moda. Insegnanti, amici, adulti, ragazzi (…) non facevano caso alle loro gaffe, ai loro errori. I loro commenti colpivano nel vivo, e facevano molto male“. Tutti a dirle “copriti”, per farla breve. Ma perché dovrei coprirmi? Non guardarmi tu, no?
Invece, a proposito del rapporto che ogni ragazza e ogni donna dovrebbe avere con il proprio corpo, Emily scrive che “Ogni volta che mi guardo allo specchio nuda (…) sento quella voce dentro che mi dice di non mandare un messaggio sbagliato. Ma qual è questo messaggio esattamente? Che essere sexy è volgare, perché essere sexy vuol dire giocare con il desiderio degli uomini. Invece per me essere “sexy” ha a che fare con la bellezza, con l’espressione di se stessi, qualcosa che va celebrato, qualcosa che è meravigliosamente femminile (…) Mi rifiuto di vivere in un mondo dove devo vergognarmi e scusarmi. La vita non può essere dettata in base alla percezione degli altri, e spero che sia chiaro a tutti che il modo con cui il mondo si rapporta con la mia sessualità è un suo problema, non mio“.
*Traduzione: vergognarsi per qualcosa che fa qualcun altro