TV e Cinema
di Simone Stefanini 20 Gennaio 2020

La classifica di tutti i film di David Lynch dal più brutto al più bello

In realtà, per trovare un film brutto di David Lynch bisogna proprio impegnarsi

Buon compleanno a David Lynch, il regista rockstar, il più grande equilibrista tra realtà e astrazione di questi ultimi 50 anni.  Tutti conoscono il suo nome, ma non si può dire lo stesso per i suoi film. È vittima di quella che chiameremo la Sindrome Fellini, che si verifica quando il nome di un regista è più famoso della sua opera. A noi piace moltissimo e abbiamo avuto anche la fortuna di incontrarlo un paio d’anni fa.

Guardare i film di David Lynch non è semplice perché sono ansiogeni, un continuo tira e molla con lo spettatore, che non può deconcentrarsi nemmeno un secondo, pena la perdita del sottile filo che tiene insieme la trama o dell’indizio chiave per riuscirne a capire il significato. Sono pellicole che vanno viste ripetutamente, che si prestano a vari livelli di lettura.

Dal 1977 ad oggi Lynch ha diretto solamente 10 lungometraggi: noi li abbiamo messi in ordine dal peggiore al migliore.

 

10) Dune (1984)

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L’ultimo posto era facile ipotizzarlo, perché Dune non è un vero film di David Lynch. Problemi di produzione, costi esorbitanti, flop maestoso, nessuna possibilità di final cut, cioè di montaggio del film, che per un regista è tutto. Se poi mettiamo che la fantascienza pura non è che sia esattamente il suo pane, l’adattamento del romanzo di Frank Herbert coi vermoni della sabbia e Sting non è il massimo. Merita comunque una visione, perché la trama è bella e alcuni momenti sono proprio angoscianti.

 

9) Inland Empire – L’impero della mente (2006)

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Il contrario di Dune è Inland Empire. L’ultimo film scritto, diretto e montato da Lynch. Un’insieme di visioni, ansie e paranoie da infarto, con una trama talmente sfilacciata da capirne a malapena il senso dopo la quinta visione. Tre ore di non-sense visivo, tra conigli antropomorfi, film maledetti, persone che si sdoppiano ed effetti grotteschi. Il tutto girato con la telecamerina digitale, per renderlo ancora più inguardabile.

 

8) The Elephant Man (1980)

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La storia di John Merrick, l’uomo elefante in uno spettacolo circense a cause delle sue deformità date dalla Sindrome di Proteo. Vive mille soprusi e violenze, tipici della storia strappalacrime di fine ‘800. Per il trucco, Lynch si servì dei calchi sul corpo del vero Merrick, tuttora conservato nel museo del Royal London Hospital. Strappalacrime oltre ogni dire, girato impeccabilmente in un bianco e nero perfetto. Tuttavia, non ancora un film del vero David Lynch.

 

7) Fuoco Cammina Con Me (1992)

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Voler fare un film sull’ultima settimana di Laura Palmer, vittima e in qualche modo protagonista assente della serie tv Twin Peaks era di per sé già rischioso. Se poi la serie viene scorporata dei suoi personaggi più divertenti e delle battute più surreali, ciò che resta è un film pesantissimo su un incesto che finisce in omicidio. Non certo il tema per cui uno compra i popcorn al cinema. Contiene alcune delle scene più terrorizzanti di sempre. Non del cinema di Lynch, della storia della cinematografia.

 

6) Una Storia Vera (1999)

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Un film di Lynch prodotto dalla Disney? È possibile anche questo nel variegato universo del regista. Dopo Merrick, un’altra storia vera (come da titolo). Alvin Straight si fa 386 km a bordo di un trattorino tagliaerba per andare a visitare suo fratello, col quale ha litigato da anni, che ha avuto un infarto. Una meravigliosa riflessione sulla vita e un elogio della lentezza. Uno dei pochi film di David Lynch senza nemmeno un’astrazione, un percorso onirico. Almeno apparentemente.

 

5) Strade Perdute (1997)

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Il film più modaiolo di Lynch. Colonna sonora di Trent Reznor, Marilyn Manson tra gli attori, una storia truce e un cattivo degno di un film horror. In mezzo, un amore non corrisposto e un personaggio che a metà del film diventa un altro, senza una spiegazione se non quella filosofica, secondo cui se una persona per te è sbagliata, in qualunque contesto la metti rimane sbagliata. Molto scuro, vizioso e malato, quello che piace di più ai giovani strani.

 

4) Cuore Selvaggio (1990)

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Durante le riprese della seconda stagione di Twin Peaks, David Lynch abbandonò il set per dedicarsi a Cuore Selvaggio. Risultato: TP diventò una farsa e CS vinse la Palma d’Oro a Cannes. Nicolas Cage nel suo ruolo migliore, Laura Dern fatale per un grottesco omaggio al Mago di Oz. Un road movie pieno di violenza e di personaggi strampalati, girato perfettamente. Quella tra Lula e Sailor è una delle grandi storie d’amore della storia del cinema.

 

3) Eraserhead – La mente che cancella (1977)

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È il primo film, una delle locandine più famose, di culto e probabilmente anche uno dei meno visti dall’inizio alla fine. Per questo lungometraggio, Lynch spese tutti i soldi che aveva, 6 anni della sua vita e un matrimonio, per portare a termine le riprese. La storia è quella di Henry Spencer, detto anche l’Elvis dell’incomunicabilità, col ciuffo in su in un mondo grottesco e spaventoso, in cui deve affrontare la paternità di un mostro. Un impianto sonoro di puro caos industriale e un bianco e nero greve, pesantissimo. Sconsigliata la visione ai depressi.

 

2) Mulholland Drive (2001)

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Il perfetto sunto del David Lynch moderno. Per 3/4 di film c’è una storia, poi succede il finimondo e l’ultimo quarto di film spiega la vera storia, come se si trattasse di un sogno. Due ragazze, un amore, un regista che deve girare un film con una protagonista raccomandata, un mostro che vive dietro l’angolo di un ristorante. Terrorizza, commuove e astrae. Performance spettacolare delle due attrici protagoniste Naomi Watts e Laura Harring.

 

1) Velluto Blu (1986)

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Se dovessimo consigliare a qualcuno che non ha mai visto niente un film di David Lynch, sicuramente gli presteremmo Velluto Blu. O lo ami o lo odi, perché dentro c’è tutta la poetica di David Lynch, ci sono  tutti gli elementi che userà nei film a venire. Una ragazza sensuale in pericolo, un cattivo cattivissimo, due cuori puri che compiono le indagini, astrazioni, sogni, visioni grottesche e, già dai titoli, le formiche rosse che brulicano sotto la staccionata bianca della casa americana perfetta. Poi c’è Isabella Rossellini. Tutto.

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