Abbiamo letto una notizia che ci ha fatto sorridere. A Chicago hanno fatto un festival di tre giorni in onore al film Una pazza giornata di vacanza (Ferris Bueller’s Day Off, 1986), una pellicola adolescenziale che ha come protagonista il giovane Matthew Broderick, mentre inventa un piano perfetto per andare in vacanza senza farsi scoprire dai genitori.
La Ferris Fest ha mostrato i luoghi delle riprese ed ha inscenato la parata in cui viene suonata Twist and Shout, proprio come nel film. Un vero paradiso per i fan e per i retromaniaci vari.
John Hughes in Italia non è un nome famoso. Niente a che vedere con Tarantino, Lynch, Lucas e tutti gli altri. Però ha fatto la storia del cinema americano, scrivendo e dirigendo alcuni film che avrete visto mille volte, che sono diventati il perfetto compendio per la crescita negli 80’s americani (di conseguenza anche in quelli italiani).
Sono film che mostrano la sua passione per la musica, quella giusta, tra Beatles e gli Smiths, per i capelli laccati e per i piani ben riusciti, ma anche gli amori e le frustrazioni di dover vivere in una società che non ammette perdenti. John Hughes purtroppo è scomparso nel 2009 e non ha fatto in tempo a godere a pieno l’ondata di ritorno del successo, tuttavia il suo lavoro resta impresso nei nostri cuori forever. Pensate che ha firmato la sceneggiatura anche di Mamma ho perso l’aereo.
Nella prossima lista si parla di come si diventa grandi e come si sogna negli anni ’80. Di quali sono i valori e le aspettative, oltre ai poster e alle mode, tutte rappresentate nei suoi film.
Il mio compito ingrato è quello di classificarli dal più brutto al più bello, ma è un pretesto, perché tra questi film non ce n’è uno brutto.
5) La donna esplosiva (1985)
Partiamo dai fondamentali: quando sei adolescente, bruttino e hai gli ormoni impazziti, una delle cose che vorresti a tutti i costi è costruirti una ragazza che soddisfi tutte le tue voglie, anche se non sai neppure quali sono. Gary e Wyatt ci riescono ed esce fuori Lisa, interpretata da Kelly LeBrock al massimo della sensualità. Alla fine riusciranno a essere accettati e si troveranno anche delle tipe vere. Praticamente il totem dei film commedia con qualche spruzzo di fantascienza, che andava un casino negli 80s.
4) Sixteen Candles – Un compleanno da ricordare (1984)
Molly Ringwald è l’attrice feticcio di John Hughes. La ragazza della porta accanto, l’irresistibile rossa con le lentiggini e i vestiti proto-hipster. Bene, compie 16 anni e nessuno se ne ricorda, e lo sapete quanto ci tengono negli USA. Tutti i suoi familiari seguono il matrimonio della sorella e di lei si occupa solo un ragazzino nerd, chiamato Ted The Geek. Finiranno insieme? Macché. Happy ending con un fustacchione e Ted friendzonato per sempre.
3) Una pazza giornata di vacanza (1986)
Nella scena del museo c’è la musica di Please Please Please Let Me Get What I Want degli Smiths, e già da sola fa volare il film. Ne parlavamo prima, il giovane Ferris finge di stare male per saltare la scuola e poi, a bordo di una Ferrari va con il suo migliore amico e la sua fidanzata a Chicago. Regia straordinaria e innovativa per l’epoca e comunque ditemi, chi non ha mai sognato di fare sega a scuola in un modo epico?
2) Bella in rosa (1986)
John Hughes scrive e sceneggia, Howard Deutch dirige. In colonna sonora ci sono i New Order, gli Smiths, OMD, Echo & The Bunnymen, Suzanne Vega e gli Psychedelic Furs che suonano la title track. Pretty in Pink È gli anni 80, con tutte le sue sfumature: bullismo, classismo, sessismo e un altro sacco di cose che finiscono con -ismo. Però è anche il film più ingiusto di tutti i tempi, perché Duckie è innamorato follemente di Andie e lei invece gli preferisce un borghesotto col mullet. #teamDuckie
1) Breakfast Club (1985)
Com’è che faceva? “Per lei, preside, saremo sempre un atleta, una principessa, un criminale, un cervello e una svitata”.
Il capolavoro di John Hughes. Cinque ragazzi che più diversi non si può, si ritrovano a dover passare il sabato nella biblioteca della scuola per punizione. Il preside dà loro un tema da svolgere. Titolo “Chi sono io?”. Un pomeriggio in cui tutte le sfaccettature della personalità di ognuno vengono fuori, tra isterismi, ribellioni, pianti e baci con la lingua. È forte, molto forte e la scena finale con Don’t You Forget About Me dei Simple Minds è di quelle che non va più via. Un manifesto generazionale contro lo strapotere di chi vorrebbe tutti omologati, un film che anche oggi è pesante come un macigno. Ha compiuto 30 anni l’anno scorso ed è invecchiato molto bene. Da vedere almeno una volta l’anno.