First Cow – Un piccolo sogno americano
First Cow è un film che, nonostante la totale assenza di altisonanza, si sviluppa consapevole della propria grandezza epica. Una storia di amicizia ed espedienti, nell’Oregon del 1850
First Cow è un film che, nonostante la totale assenza di altisonanza, si sviluppa consapevole della propria grandezza epica. Una storia di amicizia ed espedienti, nell’Oregon del 1850
Mettendosi al bivio tra la post apocalisse e una versione blasfema di neorealismo il regista veneto traspone l’omonima graphic novel di Gipi, cambiando alcune parti, ma rimanendo fedele alle atmosfere, e alle forti tematiche sull’eredità del futuro.
Col suo primo lungometraggio Enrico Casarosa dà vita ad una storia di grande amicizia ambientata nella riviera ligure. Una grande fiaba dello straniero che parla di inclusione, sullo sfondo del Mediterraneo.
Il debutto di Lamberto Sanfelice è un film molto confuso sul piano dell’intreccio, ma forte di un immaginario visivo – e musicale – che fa ben sperare sul futuro del regista
Nel suo perfetto calarsi nell’idea di realtà degli anni ’80 il nuovo film di François Ozon riesce a smascherarne il disagio implicito, portando a galla la pulsione mortifera degli anni dell’edonismo
A 80 suonati il maestro svedese ci fornisce l’ennesima prova del suo talento cinematografico riducendo in 8 piccoli quadretti un tema gigante come “l’infinito”.
Nel suo debutto sul grande schermo Shannon Murphy traspone l’omonima pièce di Rita Kalnejais, dando vita a un dramma sulla malattia dai toni esagerati e ridondanti
Col suo nuovo cortometraggio il regista spagnolo mette in scena la sua personale versione de La Voix Humaine di Jean Cucteau, dirigendo Tilda Swinton in trenta minuti di puro cinema.
Il nuovo lungometraggio di Radu Jude esplora i meandri del senso comune della società rumena attraverso un episodio di revenge porn, giocando con gli stili narrativi, senza mai lasciare in pace lo spettatore.
Con poca cura drammaturgica e una tendenza esagerata a spettacolarizzare la violenza, Michel Franco imbastisce un film che non convince mai afflosciandosi sulla sua stessa struttura debole e autocompiaciuta.
Nomadland di Chloè Zhao esce vincitore in una notte degli Oscar dalla cerimonia abbastanza disastrosa, e dalle poche sorprese.
Minari è il nome del prezzemolo coreano. Nel suo quarto lungometraggio Lee Isac Chung delinea la storia della famiglia Yi dopo il trasferimento in Arkansas. Da vicende all’apparenza insignificanti sprigiona un gusto insolito e appassionante, al quale ci abbandoniamo incuriositi.