“Puoi togliere un ragazzo dal ghetto ma non il ghetto dal ragazzo”
Zlatan Ibrahimović
Pensate a un fumetto su di un calciatore. La metà di voi si è già distratta, vinta dal disinteresse, vero? Di certo la materia non lega tantissimo col folto pubblico dei graphic novel, abituati ad altro tipo di eroi o antieroi. Se poi il soggetto dell’inchiesta è Zlatan Ibrahimović, ci sta che anche tra i fan del calcio, qualcuno storca la bocca. Zlatan ha sempre avuto ammiratori e detrattori in egual misura, perché è un genio del pallone, uno che quando prende palla fa scemi tutti, ma non è esattamente il calciatore che gioca per la squadra. Poi il suo atteggiamento è sbruffone, da capo del mondo. Zingaro, lo chiamano i suoi hater. Da sempre. Come fosse la più terribile delle infamie.
È un po’ da questo assunto che parte la biografia a fumetti di Zlatan, fatta da Paolo Castaldi, uno che sa raccontare storie e le sa disegnare molto bene, uno che aveva già scritto la storia di Maradona e che si cimenta con le origini del giocatore più interessante degli ultimi vent’anni.
Castaldi lo fa come si farebbe un’inchiesta vera, recandosi sul posto, in quel campetto di Rosengård in cui Zlatan ha iniziato a giocare. Lui che ha origini rom, genitori umili ed è scappato dalla guerra che sta distruggendo la sua ex grande nazione. In Svezia gli extracomunitari sono tutti uguali, non esistono distinzioni tra italiani, bosniaci, africani o asiatici. La cosa che accomuna tutti è il fatto di non essere svedesi, e tanto basta. Ibra viene da una tradizione slava di calciatori, secondo cui la giocata da fenomeno è più importante del risultato finale. Ecco perché quando esulta, lo fa da trionfatore anche se la sua squadra è sotto.
Oltre il calcio, questo graphic novel parla al cuore di chiunque venga dalla periferia e abbia origini umili: mai smettere di sognare, con l’impegno si può provare a realizzare di tutto.
Zlatan: Un viaggio dove comincia il mito – Paolo Castaldi (Feltrinelli Comics)
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