Nel 2013 avvistamenti di vecchie navicelle spaziali abbandonate in un camping ad Augusta, in Sicilia, richiamano l’attenzione di Pamela Voigt, un architetto tedesco. Il paesaggio di alberi che si vede filtrato dalle finestre-oblò aperte è un fotogramma extraterrestre. Dall’esterno i moduli si presentano come capsule bianche, sferiche, delle dimensioni di 3,25 metri di larghezza per 2,80 metri d’altezza.
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Sospesi da terra tramite tre colonnine, sono atterrati qui da un’altra dimensione, quella degli anni Settanta, dalla mente di un uomo, inventore di molte cose, di architetture d’ogni tipo, alieno alla vita comune e dalla vita agra nell’hinterland milanese: il signor Carlo Zappa.
“Si ambienta ad ogni paesaggio, invita ad un confortevole soggiorno nel verde”, recita il volantino pubblicitario di questo bungalow lunare in vetroresina, chiamato La Tana e datato 1974. La didascalia della prima foto spiega che il bungalow è “disposto per il soggiorno con due divani”. Nella seconda foto lo stesso spazio diventa “soggiorno trasformato per la notte con tre letti”. In entrambe le foto, su un tavolino basso, ci sono una bottiglia di liquore Ballantine’s e due calici riempiti a metà. Nelle foto qui sotto, invece, una donna in jeans a zampa d’elefante esce dal bagno, “completo di water, lavabo e doccia”. Potrà prendere posto nel soggiorno “con armadi e ripostiglio” o nell’angolo “con predisposizione del piano per fornello cucinavivande”. Un’unica piattaforma che la materia plastica addomestica a forma di divano, di libreria o di lavandino. Modellata a seconda delle esigenze del giorno e della notte, e che ha resistito a quarant’anni di giorni e di notti.
Torniamo infatti al presente. L’architetto Pamela Voigt riceve le foto di quest’architettura in plastica rinforzata da un collega italiano e decide di andare sul luogo degli avvistamenti. Il proprietario del camping racconta di averli acquistati in una fiera a Palermo nel ’73. Negli anni ’90, in stato di abbandono, non sono più meta di vacanze ma di coppie che cercano intimità. Pamela Voigt intende restaurarli e si mette così alla ricerca di possibili acquirenti. La notizie viene pubblicata sul sito Designboom e Alfredo Zappa, nipote dell’inventore, riconosce il lavoro dello zio e la contatta. Le invia il volantino pubblicitario del 1974 e molte altre notizie di un uomo che non ha voluto lasciare il suo nome ai posteri, “Mio zio mi ha insegnato a non esistere. A non comparire”.
Prima dello scoppio della seconda guerra mondiale Carlo Zappa si iscrive alle scuole serali della Società d’incoraggiamento arte e mestieri. Ne farà altri mille. Ecco cosa ha raccontato anche a noi il nipote, erede di quel senso di invisibilità.
“Per farvi capire il tipo, nel ’64 dovevamo andare in vacanza sull’isola di Favignana. Io ero in ospedale, mi avrebbero dimesso al pomeriggio, ma lui venne a prendermi la mattina all’insaputa dei miei, difatti uscii in pigiama. Non vedeva l’ora di mostrarmi il battello pneumatico a motore che stava costruendo nel salone di casa. Il motore era quello di uno scooter. Se c’era bisogno di una cosa non la comprava, la faceva. Dopo la guerra è stato il primo a inventare il meccanismo per inserire l’inchiostro nella penna Bic. In seguito ha costruito i primi tasti di plastica per la macchina da scrivere Remington”. Il suo nome, ancora una volta, non l’ha voluto mettere.
A metà degli anni Sessanta vende a un grosso imprenditore il brevetto di un componente per valvole di apparecchi televisivi. “Si trova con una piccola fortuna in tasca, che riuscirà a volatilizzare in un decennio di ozio creativo. Tra i suoi amici storici c’erano il chitarrista jazz Franco Cerri e il cantante Nicola Arigliano. Partiva in tour, loro suonavano, lui non faceva nulla. Si portava sempre in tasca una matita per le idee. Per questo mi ricorda molto il protagonista del romanzo di Bianciardi, La vita agra, come lui era capace di autodistruggersi e poi di dedicarsi con passione al lavoro. Per esempio le finestre del bungalow erano studiate perfettamente per far sì che entrasse luce, ma che non si fosse visti dall’esterno”.
L’inventore della tana non ha mai avuto una casa. “A volte stava con noi, poi diceva – Devo andare via- e spariva per mesi. Ha vissuto un po’ anche in albergo, a volte dalla sorella, aveva degli spazi per sé nelle case degli altri ma non uno spazio suo”.
La prima Tana restaurata, con il nome di Banga è stata consegnato a ottobre del 2015 a una coppia che abita in una piccola città vicino Lipsia. L’hanno acquistata per metterla in giardino, come casetta per i nipoti quando vanno a fargli visita. Il secondo Banga è stato acquistato da una coppia di Berlino. Tutti gli altri, possono essere acquistati visitando il sito dello studio di architettura di cui è socia Pamela, Baku.
“Muore dimenticato e in povertà, così come aveva cominciato la sua vita”, conclude il nipote. In una foto spuntata da un vecchio album di ricordi Carlo Zappa è in auto, la portiera aperta, sorride all’obiettivo. Ha un completo grigio, una cravatta nera come i capelli stempiati, è magro, sembra alto e in procinto di partire. Chissà dov’è arrivato.