Sono state dette troppe cose su quello che è successo a Parigi la notte tra il 13 e 14 novembre. I social network hanno riversato su internet fiumi di domande, dichiarazioni fuori luogo e teorie complottiste di cui non sentivamo il bisogno. È probabile che i concetti più profondi sulla strage avvenuta in Francia siano stati espressi senza dire una parola.
L’arte, in tutte le sue forme, ha reagito agli attacchi di Parigi. Pensate solo al pianista che ha suonato Imagine di John Lennon nei pressi della sala concerti Bataclan. Sul piano che ha trasportato in bici fino al luogo della strage era impresso un simbolo della pace. Lo stesso che le mani dell’illustratore Jean Jullien hanno trasformato nell’icona più diffusa di questo evento.
La notte degli attacchi a Parigi, il simbolo di Jullien ha fatto il giro del mondo attraverso i social. Per effetto della valanga di condivisioni, l’illustrazione è stata anche erroneamente attribuita al celebre street artist Banksy. In effetti, il simbolo non riporta alcuna firma – il tweet originale è partito poco dopo la mezzanotte dall’account dell’artista – suggerendo che in momenti del genere le questioni legate al diritto d’autore fossero passate in secondo piano.
I social network sono stati il principale canale di diffusione di hashtag strettamente legati alla strage di Parigi. Mentre #PorteOuverte ha cercato di guidare le persone verso rifugi sicuri nei momenti di caos, #PrayforParis è diventato uno dei canali preferenziali attraverso cui persone di tutto il mondo esprimevano solidarietà. Non a caso, il dominio prayforparis.com è già stato occupato da un sito spam.
Tuttavia, qualcuno ha giustamente fatto notare che forse le preghiere non servivano a nulla. Il fumettista Joann Sfar ha diffuso una serie di disegni in cui l’essenza dei parigini è ben lontana dai colori lugubri del lutto. Con un segno netto e sprezzante, Sfar ha scritto: “Amici da tutto il mondo, grazie per #prayforparis, ma non abbiamo bisogno di più religione! La nostra fede è la musica! I baci! La vita! Champagne e Gioia!”
Man mano che i dettagli della strage sono diventati di dominio pubblico, molte persone hanno puntato il dito contro il fatto che il mondo occidentale non ha mostrato lo stesso coinvolgimento emotivo per gli attentati che scuotono altre aree del mondo. Il concetto è riassunto dalla vignetta dell’illustratore Leemarej, con tutte le dovute precisazioni: “PS: per favore, capite che questo disegno va solo contro il trattamento impari che i media globali riservano agli atti di terrorismo.”
Il francobollo commemorativo della strage del 13 novembre immaginato da Bernard Bouton ci dice, però, che la Francia è un bersaglio preso di mira più di una volta. Il ricordo dell’attacco terroristico alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo nel gennaio 2015 è riemerso di colpo.
In un’altra delle sue vignette, Joann Sfar riprende il motto della città di Parigi “Fluctuat Nec Mergitur” – cioè, naviga e non affonda – e lo associa a “Merde à la mort”, fanculo alla morte. Purtroppo, è arrivato il momento di capire se le reazioni del governo francese agli attacchi di Parigi – un bombardamento a Raqqa, il quartier generale dell’ISIS – causeranno reazioni a catena.
Su internet circola una foto di alcune bombe con su scritto “From Paris, with love”, che sarebbero pronte per essere sganciate sui mandanti degli attentati di Parigi. A quanto pare è una bufala, ma in molti già lo considerano l’unica risposta che i paesi occidentali dovrebbero inviare in Siria e Iraq. Forse è il caso di non aggiungere altro.