In Sid – Fin qui tutto bene Alberto Malanchino sorprende e affascina con le musiche di Ivan Bert e Max Magaldi.
Bianco, nero, musica elettronica e jazz, poesia, rabbia e magnetismo: questo è Sid – Fin qui tutto bene, con Alberto Malanchino, uno spettacolo vibrante e vorticoso, in scena al Teatro Franco Parenti di Milano. Malanchino, trascinato e sostenuto dai tappeti sonici di Ivan Bert e Max Magaldi, impersona Sid, quello che i giornali e i media in generale definirebbero un “italiano di seconda generazione”. Un ragazzo come tanti, forse come troppi, che vive ai margini della società e che, al tempo stesso, da essa, dalle sue luci, dal suo sfavillante circo mediatico, dalla moda, soprattutto, ne è al tempo stesso ora attratto ora spaventato. Però Sid si fa coraggio e si mette a recitare: “Il mio palcoscenico? Il mondo“. Ne viene fuori così un recital a metà tra un pezzo rap e un monologo, dolente, interiore in cui assistiamo, letteralmente, al suo, neppure troppo lento, sprofondare.
Recita. Recita sempre. Fino a dimenticare di essere Sid.Colleziona sacchetti di plastica, di carta, di tessuto, di materiale biodegradabile.Tutti, rigorosamente, firmati. Bello, intelligentissimo, raffinato lettore, perfettamentepadrone delle più sottili sfumature della lingua.
Sid entra e esce dagli uffici degli “psi”, psicologi o psichiatri non fa differenza e veste sempre di bianco. Perché? Beh, non lo sa di preciso, forse perché gli piace e basta o forse perché il bianco, nell’Islam, è il colore del lutto. Fatto sta che come un animale metropolitano si aggira per la città animato da una voglia di sperimentare senza fine. Pare essere elettrizzato dalla vita ma, in realtà egli sogna la morte: con una dizione e un flow irresistibile Alberto Malanchino ci porta a spasso per una città senza nome, ma che potrebbe qualsiasi metropoli del mondo, assieme a Sid. Egli ama la poesia, la musica di Mozart, la grande letteratura: legge, legge, legge. Eppure, e Malanchino ce lo presente con una dizione perfetta e un ritmo pulsante, Sid sbaglia tutto.
Il ragazzo si sente un estraneo in famiglia, sua madre è “sua madre” e suo padre beh, è distante, “magari fossi ignorante come mio padre“. Anche gli affetti, egli, non riesce a tenerseli stretti: ha una ragazza, poi la perde, stima e ama la sua prof. di italiano, ma poi lo perde, ha un amico speciale, forse qualcosa di più, ma poi lo perde. Sid perde tutto. Le uniche cose che non perde sono due: la sua lingua, rabdomantica, che lo porta a fare tutto e la sua passione/ossessione per la moda. La moda per Sid è “la vita oltre la vita”, è quel motore che “ci trae al superno”, la moda è sesso e amore, indipendenza economica e dipendenza dal bello, è cielo luminoso e baratro oscuro.
Cubo Teatro, per una co-produzione E20INSCENA, mette insomma in scena un personaggio complesso e pieno di contraddizioni, con dentro un buio e un vuoto che attanaglia le viscere.
È il futuro. Un futuro senza identità. Un presente senza futuro. Sid cerca l’identità, il suo palcoscenico è il mondo, la sua Croisette i Social, la vita il suofilm. Il suo pubblico il mondo. Gli outfit bianchi, come il lutto per la sua vita, scintillante perché griffata.
Uno spettacolo che vi consiglio di non perdervi perché, anche grazie al disvelamento del “piano di Sid”, sferzerà le vostre coscienze. Da cima a fondo: vorrete bene a Sid, lo amerete, oppure lo odierete, lo vorrete vedere spegnersi nel suo buio senza fondo?