Rubati il 7 dicembre 2002 dal Van Gogh Museuum di Amsterdam, a pochi mesi dai 150 anni dalla nascita del pittore fiammingo, i due quadri di Van Gogh recuperati dagli uomini del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli erano due quadri invendibili.
Opere dal valore incalcolabile, anche se in queste ore circola una cifra a spanne – 100 milioni di euro? Il Guardian cita l’FBI e una cifra inferiore, intorno ai 30 milioni di $ – opere sulle quali nessun collezionista onesto avrebbe mai potuto neanche pensare di mettere sopra le mani. Ma un collezionista meno onesto, sì.
Infatti i due quadri – L’uscita dalla chiesa riformata di Nuenen e Vista dalla spiaggia di Scheveningen durante un temporale – erano finiti in mano alla camorra: ritrovati in un locale a Castellammare di Stabia i due sono dei Van Gogh “minori”, ma pur sempre dei Van Gogh. Cercando nell’archivio di Repubblica troviamo un pezzo del 2002, uscito il giorno successivo al furto, in cui emerge qualche dettaglio di colore, su un furto d’altri tempi – con tanto di scala e corda per calarsi nel museo lasciati sul posto – che fruttò ai ladri due quadri anche semplici da trasportare, viste le ridotte dimensioni delle opere.
Non sono certo le uniche opere d’arte depredate dai musei negli ultimi anni: nel 2009 a Pebble Beach furono rubate opere di Pollock, Van Gogh e Rembrandt, nel 2012 sparirono, sempre da un museo olandese, opere di Picasso, Monet, Lucien Freud e Matisse per un valore complessivo di diverse decine di milioni di dollari. Anche l’Urlo di Munch fu rubato, nel 2004, ma fu ritrovato poi nel 2006. E tornando indietro nel tempo al 21 agosto 1911, persino la Monna Lisa prese il volo per tornare in Italia, e forse il nome Vincenzo Peruggia vi dice qualcosa.
Ma vediamo nel dettaglio le due opere recuperate.
Vista dalla spiaggia di Scheveningen durante un temporale fu dipinto da Vincent Van Gogh quando abitava in una casa affacciata sulla costa misura 34 centimetri per 51. L’uscita dalla chiesa riformata di Neunen misura 41 centimetri per 32 e documenta il rapporto tra uomo e fede, una costante nell’opera del pittore fiammingo, figlio di un pastore calvinista.