Informazione, arte, tecnologia, sogni, web, musica, futuro, cinema, geek, follia: vieni a scoprire cosa hanno in comune nel nostro remix quotidiano di notizie.
Torniamo alla mitologia greca e alla nota figura di Medusa. Per realizzarla Rubens trae ispirazione dallo Scudo con testa di Medusa fatto da Caravaggio nel 1597 e conservato presso la Galleria degli Uffizi di Firenze.
Théodore Géricault
Un quadro può fare molta paura. Che tra i tanti compiti dell’arte ci sia quello di indagare scavando negli ambiti più oscuri dell’animo umano era chiaro, ma quello che si può trovare lì in fondo spesso non è poi così rassicurante.
Gustave Moreau riesce a rappresentare in tutta la sua vivida violenza una delle più famose scene della mitologia greca. Diomede era un gigante che possedeva quattro cavalle addestrate a banchettare con la carne dei suoi nemici. Dopo un duro scontro, Ercole lo fece divorare vivo dai suoi stessi animali.
Dipinto nel 1976 dal pittore svizzero Hans Ruedi Giger, il quadro rappresenta alcuni dei suoi incubi ricorrenti che, poi, ha ambientato in un’atmosfera decadente e quasi apocalittica. Il quadro diventò famoso in tutto il mondo quando Ridley Scott lo scelse come fonte di ispirazione il film Alien del 1979.
Pare che Géricault frequentasse manicomi e obitori per trovare l’ispirazione per i suoi dipinti. Realizzata nel 1818, non si sa molto di più su questa tela ma l’utilizzo di parti del corpo mozzate, e l’uso di un colore così violento e macabro, trasmette molto bene un senso di dolore e di angoscia.
Torniamo alla mitologia greca e alla nota figura di Medusa. Per realizzarla Rubens trae ispirazione dallo Scudo con testa di Medusa fatto da Caravaggio nel 1597 e conservato presso la Galleria degli Uffizi di Firenze.
La tela si commenta da sola: il cranio, incastonato in una gabbia per uccelli, presenta al suo interno una lingua mozzata e un pochi denti fratturati. Uno spettacolo grottesco, infatti le due esili figure umane che lo stanno osservando rimangono allibite.
Forse uno dei dipinti più terrificanti tra quelli realizzati da Blake dedicati al libro Apocalisse.
L’artista inglese Ken Currie è sempre stata interessata agli effetti che le malattie e l’invecchiamento potevano avere sul corpo umano. Ha un’ossessione per i volti: in questo autoritratto vediamo un netto contrasto tra la pelle bianca, quasi spettrale, e il rosso sangue delle labbra. Lo sguardo spento, poi, aumenta ancora di più la violenza del quadro.
Il quadro rientra nel periodo di Redon più sperimentale e contorto dove l’artista matura un’ossessione per il colore nero. “Si deve rispettare il nero, non si svende mai” – ha commentato – “Agisce sulla mente di una persona molto di più del più bel colore della tavolozza di un artista o di un prisma”.
Dopo la mitologia Greca, non poteva mancare in questo elenco anche la Divina Commedia. Ecco come William Adolphe Bouguereau si immagina l’inferno.
Chiudiamo in grande stile con il Figure with Meat. Ispirato dal Ritratto di Innocenzo X dipinto da Diego Velázquez nel 1650, Bacon ritirare il pontefice con una violenza e un senso di decadenza veramente impressionante.
Il sito Culturacolectiva.com ha stabilito una possibile classifica delle dieci opere della storia che più fanno paura in assoluto.
Troviamo dipinti che con poche pennellate e colori netti sono in grado di restituirci un senso di desolazione, decadenza e di morte assumente terrificante, altri invece che attingono alla mitologia greca per raffigurare scene di rara violenza.
Hans Ruedi Giger
Dagli incubi di Hans Ruedi Giger, poi diventati la prima fonte di ispirazione per Aliens di Ridley Scott, fino ai corpi marcescenti di Théodore Géricault, i ragni assurdi di Odilon Redon o l’apocalisse ritratta da William Blake. E ovviamente c’è anche Figure with Meat di Francis Bacon. Buona paura a tutti.