I lavori di Federico Babina, di professione illustratore e architetto, ci sono sempre piaciuti. Sia che si tratti delle case disegnate dai più grandi registi cinematografici oppure degli edifici più belli nei film di culto. Lo abbiamo anche intervistato per saperne di più sul processo creativo che intercorre tra il disegno pop e le geometrie dell’architettura.
Tutte le volte però i suoi poster ci spiazzano e ci fanno riflettere. La sua ultima serie riguarda i muri dei palazzi taggati dai loro stessi architetti, come se fossero moderni street artist.
Il mash up tra due epoche, quella dei grandi progettisti e la contemporaneità degli artisti dei graffiti che decorano la città o che lanciano un messaggio attraverso le proprie scritte.
I suoi nuovi lavori infatti mostrano la porzione orizzontale di un muro, l’ombra di un signore del tempo che ci passa davanti e che guarda la scritta fatta a bomboletta dall’architetto. Renzo Piano, Frank O. Gehry, Richard Meier, Frank Lloyd Wright e tutti gli altri, che potete vedere interamente nella galleria qui sotto.
Guarda la gallery +17
Per Babina il muro è la pelle dell’architettura, l’archetipo, la protezione, la barriera, la mediazione, il guscio e la sintesi della ricerca formale e tecnica. Dice: “Adoro leggere il passaggio del tempo attraverso le rughe e le pieghe delle mura, che demarcano la maturazione dell’architettura.”
Di nuovo una lezione di stile e di sintesi dall’architetto italiano ormai prestato in pianta stabile all’illustrazione e un trait d’union ideale tra due arti, quella del disegnare la città tramiti i propri edifici e quella del lasciare un marchio sugli edifici stessi. Due arti lontanissime che non sono mai state così vicine.
FONTE | designboom