La distruzione dell’antica città di Palmira è uno dei simboli della sofferenza del popolo siriano per mano dell’ISIS. Sin dalla sua fondazione, la città, situata in un oasi nel deserto su un crocevia fondamentale, era considerata “uno dei più importanti centri culturali del mondo antico“. Palmira era stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e sin dall’antichità era famosa per il clima di tolleranza e multiculturalismo, le stesse caratteristiche che lo Stato Islamico ha cercato in tutti i modi di sradicare da quei luoghi.
I terroristi hanno occupato la città nel maggio 2015, distruggendo sistematicamente monumenti come il Tempio di Baalshamin, il Tempio di Bel, due santuari islamici e numerosi altri. Hanno saccheggiato il museo e torturato e giustiziato il direttore dello stesso, Khaled al-Asaad, alla ricerca di un tesoro.
Da pochi giorni l’esercito siriano ha ripreso il controllo della città, sono in corso le prime stime dei danni e si stanno già valutando tempi e modi per effettuare le prime operazioni di restauro. Il Million Database Image Project dell’Istituto di Oxford di Archeologia Digitale ha intanto distribuito delle fotocamere a dei volontari per raccogliere foto in 3D dell’aerea interessata. L’idea è infatti quella di ricreare in scala reale tutti i manufatti architettonici del sito, utilizzando le moderne tecniche di stampa 3D in cemento. Il primo obiettivo è quello di ricostruire l’arco del Tempio di Bel e successivamente tutti i monumenti che l’ISIS ha contribuito a distruggere.
Non sarebbe il primo esempio di ricostruzione di una città su larga scala. Il centro storico di Varsavia ad esempio, che era finito distrutto durante la seconda guerra mondiale, nel corso degli anni è stato quasi completamente ricostruito ed è ora considerato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Si tratta di un’operazione costosa, certamente, ma che potrebbe essere realizzata in maniera più rapida ed economica utilizzando le nuove tecnologie digitali.
Molti però sostengono che la stampa 3D non sia capace di catturare l’autenticità delle strutture originali, e si sia costretti ad assistere a una disneyficazione del patrimonio storico di Palmira. Il restauro non riuscirebbe altresì a correggere le perdite causate dai vasti saccheggi subiti dal sito, concentrandosi solo sui monumenti drammaticamente distrutti. Ma, ancora più importante, c’è da chiedersi se il ritorno di Palmira al suo stato di cose pre-conflitto non andrebbe a negare un importante capitolo della sua storia.
FONTE | theconversation.com