Flashback: metà dicembre 2011. Il rinnovo di HP a cui sta lavorando il CEO Meg Whitman non passa solo attraverso l’impegno dell’azienda a sviluppare nuovi PC e tablet: l’auspicato rilancio dovrebbe avvenire anche attraverso un nuovo logo, ideato partendo dallo storico marchio del 1941 rivisto in chiave minimalista.
Moving Brands, l’agenzia di branding che dal 2008 lavora sul marchio, firma il progetto. Il processo di sintesi è formalmente interessantissimo: dalle due lettere minuscole che caratterizzano il logotipo si passa a quattro rettangoli, inclinati di 13 gradi, come vediamo nell’immagine qui sotto.
Ma il progetto di identità visiva è ancora più ambizioso, e prevede anche di applicare ai testi, alle strisce colorate sulle confezioni, agli sfondi di smartphone e tablet la stessa inclinazione, immaginando in futuro – in teoria il 2021, in pratica probabilmente mai – di sintetizzare ulteriormente il logo fino a renderlo un singolo rettangolo, una specie di slash sempre inclinato di 13 gradi, un percorso inverso rispetto a quello intrapreso da FIAT tra il 1968 e il 1998, che possiamo vedere qui sotto.
Tutto molto bello. Troppo. Ma il progetto viene bloccato. Perché?
Andiamo avanti veloce, metà aprile 2015. Con un post sul blog ufficiale della società, la Whitman svela il nuovo logo di Hewlett Packard Enterprise, la parte della società che a seguito di una divisione interna si trova ad operare nell’ambito delle forniture di hardware alle imprese, in sostanza la multinazionale si divide in due.
Svolta. Svincolando i due business l’uno dall’altro, diventa possibile avere un’identità visiva rassicurante per il mercato B2B, e necessario identificare una strada differente per quello consumer.
Ora, provate voi a trovare una soluzione migliore di quella proposta poco più di quattro anni prima da Moving Brands. Sicuramente all’HP ci avranno provato (o quantomeno un pensiero ce lo avranno fatto), ma avendo nel cassetto un progetto di rebranding adatto, costato molto in termini economici e di tempo speso, dal momento che si parla di uno studio durato tre anni, è comprensibile che abbiano valutato di tirarlo fuori dal congelatore per metterlo alla prova sul campo.
Del resto il laptop HP premium su cui verrà applicato il “nuovo” logo dovrà fare breccia nei cuori di un pubblico abituato al design e alla qualità della comunicazione di Apple e Samsung, e quindi più che pronto ad apprezzare (almeno in teoria) i 13 gradi HP
HP Particle from Moving Brands® on Vimeo.
Guardando la vicenda al punto di vista di un amante del buon design, verrebbe da dire che tutto è bene quel che finisce bene. Ma il percorso tortuoso che ha dovuto affrontare questo marchio, gli anni che hanno separato i primi rumors dall’uscita ufficiale, la mancanza di un vero colpo di teatro capace di catalizzare l’attenzione mediatica, e l’assenza di un lavoro di storytelling in grado di raccontare prima l’evoluzione del brand per poi sintetizzarla in un segno grafico potente, ha davvero depotenziato l’operazione.
Come dire: è uscito il “vecchio” nuovo logo di HP. Wow, che noia.