Giocare con i loghi dei grandi brand è sempre divertente: c’è chi li ridisegna in chiave minimalista, chi li rivede come se fossero nomi di band metal o addirittura chi se li è immaginati scritti con le calligrafie illeggibili tipiche dei medici.
I designer romani del Cloudbuster Studio si sono divertiti a pensare a come sarebbero i nomi dei più importanti marchi del mondo scritti così come li leggiamo in Italiano. “Il progetto nasce dalla difficoltà cronica di amici e parenti nel pronunciare qualsiasi cosa abbia una origine straniera” – commenta Tommaso Reggio del Cloudbuster Studio – “Dal nome del portiere tedesco al tubo di dentifricio che i nostri nonni ci hanno insegnato a chiamare Colgheit e non Colgate. Grandi marchi stranieri si sono dovuti adattare all”ignoranza” italica. Da lì, diciamo, è nato il tutto”.
Quali sono i loghi a cui siete più affezionati?
Feisbuk forse è il nostro più famoso anche perché il successo di questo album viaggia proprio su questa piattaforma sociale. H&M è senz’altro il più sbagliato dagli italiani, francamente ACCAEMME non si può davvero sentire. Colgheit e Tuainings se la battono tra loro e Scianèl resta il preferito delle signore.
Il progetto Fonetica dei Brand è ormai di due anni fa ma puntualmente continua ad avere like e condivisioni ancora oggi. A vostro avviso perché?
Il successo di questo progetto lo attribuiamo soprattutto al fatto che abbiamo trovato un argomento a noi italiani tanto caro, come lo storpiare le cose che non ci appartengono culturalmente. Foot Locker (Fut Loccher) e Palmolive (Palmolaiv) vanno a chiudere un percorso di strafalcioni quotidiani, sentiti al bar, al ministero o in macchina, detti dal meccanico o dal notaio, perché l’inglese non appartiene alla vecchia generazione ma comincia solo ora, tramite social e streaming a prendere piede tra le nuove generazioni digitali e non.
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