Siamo nel quartiere governativo di Oslo. Il 22 luglio del 2011, poco prima della strage di Utoya, l’Y-Block venne gravemente danneggiato in seguito all’esplosione di un furgone carico di esplosivo. Otto furono i morti. Da quel momento, l’edificio venne abbandonato a sé stesso, permettendone il deterioramento nel corso degli anni. Inutilizzato per 9 anni, l’Y-Block verrà a breve demolito poiché la stabilità dell’edificio è minata senza possibilità di recupero.
La notizia che il governo norvegese abbia deciso di abbattere l’Y-Block di Oslo (edificato nel 1969) ha provocato subito lo scontento generale nell’opinione pubblica, che si è schierata contro la demolizione dell’edificio a favore dell’arte. I murales, insieme all’edificio su cui vivono, rappresentano, infatti, un simbolo di speranza e resilienza in seguito all’attacco terroristico del 2011, nonché uno dei più importanti monumenti del modernismo europeo. Inoltre, sull’edificio ci sono Il Pescatore e Il Gabbiano, due grandi murales che sono l’opera di uno dei protagonisti assoluti della pittura del XX secolo, il grande Pablo Picasso. I murales vennero da lui disegnati e pensati, e materialmente realizzati dal suo collaboratore Carl Nesjar. L’architetto fu invece Erling Viksjø.
Il governo norvegese ha comunque garantito la preservazione e la ricollocazione delle opere senza ancora dare ulteriori direttive e senza considerare che l’opera vada considerata come un unicum. Non si deve dimenticare, infatti, che Picasso pensò quei murales per quell’edificio e viceversa. L’Y-Block e i murales non possono essere separati perché le opere sono state create appositamente per quell’edificio.
Nonostante l’avversione dei cittadini, le critiche, i dessensi, nonostante l’appoggio di numerosissime associazioni e istituzioni, nonostante tutto il mondo si stia schierando contro l’abbattimento di un edificio che rappresenta un contributo unico al modernismo norvegese ed internazionale, i lavori sembrerebbero cominciare tra poco.
La data ufficiale, però, non è ancora stata decretata e, forse, siamo ancora in tempo per salvare quest’opera d’arte pubblica...o forse no. Questa, comunque, la petizione ancora attiva.