Questo non è un lavoro per Indiana Jones. Lui di solito vaga alla ricerca di rovine antiche, segni mitologici di civiltà ormai estinte, artefatti che sprigionano poteri inimmaginabili.
Le immagini che vi mostriamo provengono dal deserto egiziano, che custodisce i resti in cemento di hotel giganteschi, faraonici, spropositati e architettonicamente innovativi, che non hanno potuto vedere la luce a causa di problematiche come la mancanza di soldi o la semplice sfortuna.
Le foto di questi reperti di modernariato industriale sono protagonisti di un libro chiamato Sinai Hotels, in cui sono raccolte le fotografie delle artiste tedesche Sabine Haubitz e Stefanie Zoche.
Paesaggi che sembrano usciti fuori dal ciclo di Dune di Frank Herbert.
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La maestosità dell’incompiuto, delle strutture in cemento grigio che spuntano da un panorama fatto di sabbia e cielo, gusci scultorei del passaggio dell’uomo, per un turismo che favorisce e incoraggia lo sviluppo urbano incontrollato.
Guardando queste foto si rimane senza parole di fronte a queste enormità architettonica, allo scheletro di edifici che sarebbero dovuti diventare il fulcro dell’attività economica e sociale della zona e che invece, oggi, sembrano solamente costruzioni aliene e alienanti.
Esperimenti di surrealismo contemporaneo, che gli artisti hanno deciso di intitolare con i nomi delle più grandi catene alberghiere del mondo, in modo che il contrasto tra l’opulenza e la decadenza sia bel visibile. Giganti di cementi che rimarranno per sempre menomati, a simboleggiare l’avidità e la natura incompleta dell’uomo.
FONTE | Dangerous Minds