Se è vero che dai diamanti non nasce niente, dal letame, o almeno dal fango, nascono delle sfere lucidissime. Prima del GameBoy e dei robot – molto prima – i bambini giapponesi avevano il passatempo di prendere delle palle di fango e maneggiarle fino a farle diventare delle sfere perfette, lisce come palle da biliardo.
La strana tradizione degli hikaru dorodango (letteralmente, “gnocco di fango brillante”) rischiava di perdersi nel Giappone del 2000, finché, Fumio Kayo, un professore di psicologia di Kyoto, ha deciso di riportare in voga il passatempo per studiare le strutture essenziali del gioco nell’infanzia.
Ai dorodango si è poi interessato William Gibson (scrittore di fantascienza, tra i maestri del cyberpunk), che ha scritto un saggio sul magazine della TATE nel 2002 riguardo, lo potete leggere qui.
Il saggio di Gibson ha fatto conoscere la pratica a un certo Bruce Gardner, artista che ha cominciato a raccogliere diverse tipologie di terra in New Mexico per plasmare i suoi dorodango. All’inizio – sebbene avesse tra le mani le istruzioni di Kayo – le sue sfere erano rozze, adesso è un maestro indiscusso dell’arte, profondamente affezionato a questa semplice pratica e ai suoi prodotti fragili e bellissimi. Questo video-ritratto racconta il suo lavoro sulle sfere di fango.
Buck the Cubicle #2 from P2 Photography on Vimeo.
“Un artefatto di semplicità e perfezione tanto assolute che sembra dover essere il primo o l’ultimo degli oggetti.” Così scriveva William Gibson nel suo saggio Dorodango.