L’oggetto della mail arrivata a Dailybest era questo: “invito museo di arte contemporanea spagnolo”. La mail però non diceva quale museo in quale città spagnola, in compenso c’erano tutti gli altri dettagli utili. L’invito era per un fine settimana in questa città a visitare questo museo insieme ad altri blogger e giornalisti provenienti da diversi paesi europei, che si occupano di arte, viaggi e cultura. L’esperienza pareva interessante solo a leggerla, così abbiamo accettato e sono partita. Per Bilbao, nei Paesi Baschi, a vedere il Guggenheim.
Il Guggenheim Bilbao Museum è il risultato di una partnership straordinaria tra le Istituzioni Basche e la Solomon R. Guggenheim Foundation. È stato inaugurato nell’ottobre del 1997 e oggi è una realtà che ha soddisfatto le più ambiziose aspettative culturali e artistiche e ha contribuito in maniera incredibile alla rinascita urbana, economica e sociale della città di Bilbao e dei suoi dintorni; è l’icona più riconoscibile della città.
Fa parte di una costellazione internazionale di musei, ha una ricchissima Collezione Permanente e offre programmi ed esibizioni speciali per i visitatori che possono così ammirare un panorama vario e molto dinamico dell’arte contemporanea. Ma la vera forza del museo è il museo stesso, l’edificio. Quasi più incredibile e attraente delle opere che contiene. L’ha disegnato Frank Gehry, è una struttura grandissima fatta di titanio, pietra calcarea e cristalli. Ed è davvero un’esperienza, quando ci sei dentro, ma anche quando lo guardi da fuori. Circondato dall’acqua e da opere colorate, grandissime, luccicanti. Sembrano vive, ognuna ti manda un messaggio diverso.
In mezzo al fiume c’è El gran árbol y el ojo (Tall Tree & the Eye) di Anish Kapoor, fatto di acciaio inossidabile e acciaio al carbonio: se guardi tutto l’insieme vedi la torre e la sua forma, se guardi attentamente ogni singola palla (occhio) vedi riflessa la città, vedi i dettagli e i particolari. Dipende da cosa cerchi e cosa vuoi vedere.. Quello che non puoi fare a meno di guardare sono i Tulipanes (Tulips) di Jeff Koons. Io sono rimasta affascinata. Saranno i colori, o il materiale.. sono fatti di acciaio inossidabile cromato con lacca colorata traslucida, ma sembrano morbidi come palloncini. Tanto che vorresti toccarli.
Dall’acqua poi spicca l’Arcos Rojos (Arku Gorriak) di Daniel Buren. Tecnicamente un insieme geniale di pannelli, laminato di alluminio, acciaio, film di PVC e proiezioni. Quello che vedi è un bellissimo arco rosso che si specchia e sembra chiudersi nell’acqua.
Infine (e non siamo ancora entrati..) ci sono ben due animali a proteggere il Guggenheim e la città. Puppy, sempre di Jeff Koons, commissionato da Hugo Boss (sì, quello della moda, dei profumi..) e poi comprato dalla città di Bilbao che non voleva separarsene; è un cagnolone gigante anche lui di acciaio inossidabile, ma rivestito di piante e fiori stagionali. È proprio sul piazzale, è bellissimo vederlo seduto di fronte a te a guardia del museo quando arrivi dalla strada principale.
Gigante è anche Mamá (Maman) di Louise Bourgeois, una mamma ragno di bronzo, marmo e acciaio, con i piccoli nella pancia. Simbolo di vita e protezione.
Il sole, le nuvole, l’acqua e la luce che cambia, fanno riflessi meravigliosi sul Guggenheim, che sembra muoversi e cambiare forma, un po’ come le dune del deserto. E invece è sempre lì, fermo, immenso e scintillante. Non sarei mai entrata, sarei stata seduta lì a guardarmi intorno per tutto il giorno. Poi invece entriamo..
Dentro è bellissimo, come fuori. Ti perdi a guardarti intorno, anche se appeso alle pareti non c’è nulla. Guardi in su e in giù. E in entrambi i casi ti manca il fiato. Le gallerie per le esposizioni hanno figure ortogonali e sono organizzate attorno ad un atrio spettacolare, con in cima un fiore di metallo. Quando esci dalle stanze con le luci tenui dove ci sono le opere sei letteralmente abbagliato dalla luce che passa dai cristalli che si riflettono sulle pareti del museo. Ci si ferma a guardare col naso per aria. Le cose da vedere e le esperienze da provare sono tantissime.
In programma c’è la visita guidata all’esposizione “Riotous Baroque: from Cattelan to Zurbarán-Tributes to Precarious Vitality”, ma siamo fortunati, e non solo perché ci sarà un bel sole per tutto il weekend, ma perché possiamo vedere anche un’altra esposizione: “L´Art en Guerre: France, 1938-1947: da Picasso a Dubuffet”. Mostre importanti, intense.
“Riotous Baroque” (Barocco Tumultuoso) è una selezione di pitture barocche del XVII secolo e opere contemporanee messe insieme, una affianco all’altra, per creare un universo di contrasti regolato dall’illusione, dall’iperreale e dal desiderio di un’eccitante vitalità. La mostra fa vedere un altro barocco, lontano dai soliti cliché. Non è pomposo, ornamentale e dorato. Si focalizza sugli aspetti tumultuosi della vita, sono “Tributes to Precarious Vitality”, una vitalità vissuta e riscoperta, ma sempre minacciata. Sono vere botte nello stomaco. Ci sono opere di Maurizio Cattelan come Untitled, due cani di poliuretano espanso che andresti ad accarezzarli tanto sembrano veri, vicino al Saint Sebastian Tended by the Holy Women di José de Ribera, olio su tela del 1621. C’è White Snow and Dopey di Paul McCarthy, una Biancaneve con il nano Cucciolo, giganti, di legno e una stanza dedicata al sesso e all’erotismo. Ancora i nani di McCarthy, ma dipinti, ritagli di giornale con la faccia di Angelina Jolie, vignette, giochi, e nel mezzo della stanza il Soft Bed di Urs Fischer, un enorme lettone fatto di alluminio e verniciato di poliestere azzurro.
Clicca qui se vuoi saperne di più sulla mostra “Riotous Baroque”
“L´Art en Guerre: France, 1938 -1947: da Picasso a Dubuffet”, l’altra esposizione, del tutto diversa, mostra come in Francia, durante la seconda guerra mondiale, nel contesto oppressivo della sconfitta e con l’occupazione nazista, gli artisti si ribellano agli slogan ufficiali dando vita a soluzioni estetiche e artistiche che hanno cambiato il futuro dell’arte. Più di 500 lavori di circa 100 artisti: Georges Braque, Jean Dubuffet, Marcel Duchamp, Alberto Giacometti, Vasily Kandinsky, Pablo Picasso e Joseph Steib, tra gli altri.. Una ricchissima testimonianza di come questi artisti creativi abbiano resistito e reagito alle avversità facendo “la guerra alla guerra”. Lungo il percorso ci sono caricature di Hitler, un’intera zona dedicata ai campi di concentramento con disegni, lettere, quadri; c’è anche Mickey Mouse. E poi elenchi lunghissimi di nomi di artisti deportati. È tutto abbastanza buio qui e lo shock quando esci è ancora più forte delle altre volte. Probabilmente è fatto apposta.
Clicca qui se vuoi saperne di più sulla mostra “L’Art en Guerre”
Di seguito alcune belle opere dalla Collezione del Museo Guggenheim Bilbao.
Il giro al museo si chiude con una parte contenente opere fatte dai bambini, artisti veri e per definizione. Ci sono prototipi di città, casette, scale colorate, un disegno del presidente Obama. Arte sincera e più che contemporanea. Dopo il pranzo nel ristornate del museo, altra fantastica esperienza, in programma c’è la visita della città. Salutiamo Marga Meoro, Associate Director of Communications and Marketing del museo e ci mettiamo nella mani di un’altra guida che ci porta in giro per Bilbao. Bilbao è bella, la gente di Bilbao è bella. C’è tanto verde, un parco bellissimo, il parco Etxebarria e l’Università proprio sul fiume. C’è l’AlhóndigaBilbao di Philippe Starck, uno spazio urbano senza precedenti: sul tetto una piscina trasparente che vedi da sotto la gente cha fa il bagno, una palestra e una zona relax dove leggere o riposare. Solo a passeggiare dentro si sta bene.
Dicono che la migliore cucina in Spagna sia servita a Bilbao. Non ho girato abbastanza per dirlo, ma i Pinxos sono buonissimi, e anche il Txacolì, vino bianco tipico della regione che va giù che è un piacere con i pinxos. Il tutto seduti in una piazza bellissima della città vecchia. Bilbao si può girare tranquillamente a piedi e se si attraversa il Merced Bridge c’è l’isola pedonale di Casco Antiguo, la città vecchia appunto. Stradine di ciottoli simili a i caruggi di Genova, caffè e bar con la gente seduta a chiacchierare e guardarsi in giro. Di notte Casco Antiguo diventa una delle zone più vive e attive della città. Quel venerdì 27 giugno era la giornata dell’orgullo LGTB e la scena nella città vecchia era davvero vivissima.
Per chi studia design o architettura, Bilbao dev’essere una città eccitantissima, dai contrasti forti.
C’è una metro (pulitissima!) progettata dall’architetto Norman Foster e una tranvia ultramoderna. Con la metro siamo andati e tornati da Sopelana, sull’oceano, per la festa di San Pedro. Abbiamo visto i fuochi d’artificio, ma il mare no. La metro a Bilbao funziona sempre, giorno e notte. Era strapiena di ragazzi, all’andata e al ritorno. Ritorno peraltro molto tardi, giusto il tempo di mettere in valigia i regali del Guggenheim e siamo già sull’autobus che in meno di un quarto d’ora ti porta all’aeroporto. Velocissimo, comodissimo, nemmeno il tempo di un pisolino! L’esperienza di vivere l’arte e esserne parte attiva, qui a Bilbao sembra non finire mai. Anche l’aeroporto che vedo dal finestrino del bus è un’opera architettonica bella e importante, progettato da Santiago Calatrava. È un bel saluto da guardare, che attenua un po’ il dispiacere di andarsene da Bilbao.
Guarda il video della Guggenheim Experience: