Art
di Simone Stefanini 12 Luglio 2016

Un fotografo è entrato illegalmente a Fukushima per documentarne la devastazione

Stanco di aspettare il permesso della polizia Keow Wee Long è entrato nella città proibita: e ha ritratto una città fantasma radioattiva

fukushima foto Facebook - © Keow Wee Long

 

Queste foto, postate poche ore fa su Facebook da Keow Wee Loong, mostrano la zona proibita di Fukushima e ne documentano l’orrore toccato con mano dall’intrepido fotografo, che si è introdotto illegalmente nella zona rossa.

Come ricorderete, l’11 marzo del 2011, il tremendo terremoto seguito da un maremoto provocò 4 incidenti alla centrale nucleare di Fukushima, con un grado di gravità simile a quelli di Černobyl.

Questo è il racconto di Keow Wee Loong, del suo reportage estremo in zone colpite pesantemente dalle radiazioni atomiche:

“Quando sono entrato nella zona rossa, ho sentito una sensazione di bruciore agli occhi e un odore chimico nell’aria. Ci vuole un permesso speciale rilasciato dalle autorità, per entrare nella zona. Avrei dovuto aspettare 3 o 4 settimane ma me ne sono fottuto e sono entrato di nascosto dalla foresta, per evitare i poliziotti sulla strada.”

 

 

Dev’essere un’esperienza ai limiti dell’umano, la sensazione di camminare da solo in una città fantasma, che ha subito tanta devastazione, tanta morte e tanto dolore.

“Tutto è esattamente dove si trovava quando il terremoto ha colpito la città”

 

fukushima foto Facebook - © Keow Wee Long

 

Lo spericolato fotografo scrive che il livello di radioattività è ancora molto forte nella zona rossa e che a distanza di così tanti anni si trovano ancora nelle case oro, oggetti preziosi, computer e soldi. Si è stupito che la città non sia stata saccheggiata come accadde per Černobyl.

 

Le foto mai viste di Fukushima Facebook - © Keow Wee Long

 

“Questi sono gli effetti devastanti dell’utilizzo di energia nucleare” dice Keow, “la vita dei residenti di Fukushima non è stata né sarà mai più la stessa e la fuga di radiazioni sta danneggiando in modo irreparabile l’ambiente e la vita nell’Oceano Pacifico”.

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