Da lontano sembrano solo strane, da vicino invece inquietano un bel po’. Queste sculture sono create da Freya Jobbins, un’artista australiana che prende spunto dai dipinti di facce create con la frutta e la verdura di Giuseppe Arcimboldo (1526) e dà loro vita in tre dimensioni, assemblando parti di bambole ormai in disuso. I suoi lavori sono perfetti stilisticamente, ammesso che abbiate uno stomaco di ferro, perché di certo non è semplice vedere tutte questi pezzi di corpo umano, spesso di bambolotti che raffigurano bambini, smembrati e incollati insieme, come nell’esperimento di un maniaco criminale.
Geniale l’idea di creare i capelli con gambe e braccia, tutto il resto è casuale, dipende dal pezzo umano che serve per la composizione. Tutte le bambole sono prese dai mercatini dell’usato, e per usare le sue stesse parole “L’ironia dei miei lavori in plastica è che uso materiali originariamente creati per essere toccati e li rendo intoccabili, quando diventano pezzi d’arte”.
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I suoi lavori diventano icone della cultura pop, che di certo generano due tipi di reazione estreme tra il pubblico: ci sono quelli che si divertono tantissimo e quelli che sentono un moto di nausea e di repulsione, come se si trovassero davanti alle foto delle vittime di un serial killer particolarmente disturbato.
Se vi piace l’idea, potete rimanere aggiornati sui suoi lavori nella sua pagina Facebook o sul suo sito ufficiale. Freya Jobbins intanto tiene mostre su mostre, si definisce una chirurga della plastica e siamo sicuri ci stupirà di nuovo. Intanto, guardate questo hipster col ciuffo in versione Non aprite quella porta!