Se siete tra quelli che, prima dell’atterraggio, si schiacciano sul finestrino dell’aereo per vedere quel tappeto di case e campi che precede l’aeroporto, le foto del romagnolo Andrea Bonavita vi piaceranno e molto. Vincitore del prestigioso “Photographer of the Year Award 2015” al MIFA di Mosca, da anni si è specializzato in immagini scattate a bassissima quota in modo da cogliere dettagli che la tradizionale fotografia aerea, spesso, tralascia.
“Mi affascina trovare l’elemento ripetitivo ma anche i dettagli isolati nel contesto” – commenta Bonavita – “Le foto aeree possono annoiare perché, spesso, sono solo campi, uno di seguito all’altro. Volare con il parapendio, invece, ti permette di mantenere distanze non troppo elevate e, così, restringere il campo visivo. Se per molti la vicinanza viene considerata un elemento di disturbo, per me migliora il tuo punto di vista: vedi le cose da lontano, ma non troppo”.
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Uno dei tuoi progetti più interessanti è sicuramente Aerial Texture, come è nato?
Volo dal ’96, ho sempre fatto foto e, in più, lavoro come grafico. Ho l’occhio piuttosto allenato nel riconoscere le figure geometriche e gli elementi ricorrenti. Negli anni ho sviluppato questa capacità di riconoscere le texture dove altri non le vedono.
A che altezza voli di solito?
Dai 30 metri fino ai 200 circa.
Quanto è durato questo progetto nello specifico?
Direi un paio d’anni, non di più.
Le zone fotografate sono tutte in Italia?
Fondamentalmente sì, nello specifico in Emilia Romagna, la mia regione. Ho scattato anche all’estero, in bellissime zone della Camargue ad esempio, ma la maggior parte delle foto sono state fatte in Italia.
Non ti sei concentrato solo sui campi ma anche sui tetti delle case
Esatto, il progetto Roofing mi ha appassionato parecchio. Come ti dicevo, volando così basso riesci a cogliere dettagli nuovi: ho scoperto che i tetti possono essere molto affascinanti, soprattutto quelli industriali. Potresti considerarli noiosi ma, in realtà, contengono particolari molto interessanti.
Infine, mi racconti brevemente il progetto Beeach dedicato ai turisti in spiaggia?
La parola è scritta male apposta, ovviamente. Per noi della riviera i turisti sembrano tante api che si ammucchiano fitte nell’alveare che, poi, sarebbe la spiaggia. Con queste foto dall’alto lo capisci bene.