Vi ricordate le figurine Sgorbions? Sono nate negli Stati Uniti come parodia dei bambolotti Cabbage Patch Kids, quelli con le facce buffe, gli occhioni e le fossette. Per questo si chiamavano Garbage Pail Kids, che suona un po’ come I ragazzi del bidone della spazzatura. E ovviamente non erano per niente coccolosi, casomai disgustosi.
C’erano quelli che si infilavano le dita nel naso fino al cervello, quelli che vomitavano l’anima, quelli sporchi di cosa non lo vogliamo nemmeno sapere. A metà degli anni ’80 in America era mania, la stessa esportata con analogo successo all’inizio dei 90s in Italia (e ancora viva nella testa di tanti).
Le figurine nel nostro paese esordirono come Sgorbions e i nomi dei personaggi erano evidenti giochi di parole che quando andavi alle medie ti facevano impazzire. Qualche esempio? Gastone Bubbone, Matteo Cappereo, Selvag-Gina, Donata Avariata, Roberto Ventreaperto o Mariarosa Rugosa.
A distanza di 30 anni i grafici Jake Houvenagle e Brandon Voges hanno provato a immaginare come sarebbero oggi gli Sgorbions se fossero cresciuti come persone vere. Ovviamente nessuno di loro è riuscito a maturare, restando intrappolato nella sua cornice, con il suo caratteristico difetto.
Un progetto un po’ inquietante e sicuramente nostalgico che potete vedere in questa galleria:
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