È a poche ore dalla partenza per Weston Super Mare che vengo rapito da un pessimo pensiero. Prenderò un aereo che mi porterà in una sconosciuta cittadina dell’Inghilterra per vedere quello che ho già visto sul mio smartphone: la sirenetta distorta, il barcone degli immigrati telecomandato, la Cenerentola/Lady D paparazzata nel castello diroccato, insomma quello che c’è a Dismaland, il parco divertimenti di Banksy, è già stato postato ovunque l’ho già bello che visto, mi hanno fregato.
Il tempo di farmene una ragione e vengo assalito da un secondo pensiero, forse peggiore del primo, ho appena appoggiato il mio zainetto sul rullo dell’aereoporto che lo farà passare ai raggi x per dimostrare che non ho nessuna intenzione di far saltare in aria l’aereo che sto per prendere, quando estraggo il portafogli dalla tasca dei pantaloni e mi rendo conto che è pieno zeppo di soldi. Quando poche ore prima l’ho riempito come un uovo, non mi sono preoccupato di superare una cifra che mi avrebbe fatto diventare un potenziale criminale che porta il suo tesoro all’estero, perché tutti quei soldi sono finti, sono biglietti da visita, lo si capisce bene anche perché la regina Elisabetta raffigurata sulla moneta sono io, ci sono anche i baffi che lo dimostrano!
Quello che non avevo pensato era che i poliziotti dell’aereoporto potessero fraintendere la mia stravagante idea di biglietto da visita con un maldestro tentativo di smercio internazionale di valuta falsificata. Ma oramai son qui, poggio il mio portafogli sul rullo, guardo il poliziotto dritto negli occhi e quando mi chiede: “liquidi?” trattengo il fiato e rispondo titubante: “no”. Il metal detector non suona, sono salvo, posso decollare. Evidentemente le persone che hanno tanti soldi nel portafoglio possono tranquillamente viaggiare, io non lo sapevo, a me non capita mai.
È quando finalmente mi trovo sulla vasta spiaggia di Weston Super Mare che il primo “pessimo pensiero” riprende a tormentarmi, ma questa volta lo sedo pensando che mi comprerò il palloncino con su scritto I AM AN IMBECILE, quello che ho visto in dozzine di fotografie, un gadget di quel tipo basterà a giustificare un viaggio che mi ha portato in un desolato paese che mai avrei immaginato potesse esistere sulle cartine geografiche e nel quale ora mi ci trovo solo perché qualcuno ipotizza che sia stato il paese dove Banksy ha passato qualche estate della sua adolescenza. Per ora mi è certo solo che Banksy ha scelto il posto più triste del mondo per il suo parco dei divertimenti, mi scrollo la sabbia dalle scarpe e mi metto in coda per entrare a Dismaland.
Passo l’ingresso con la finta stanza della sicurezza di cartone, e mi tuffo nel parco, ecco la sirenetta distorta, il barcone degli immigrati telecomandato, il castello diroccato che contiene la Cenerentola/Lady D paparazzata, ma dei palloncini con su scritto I AM AN IMBECILE neanche l’ombra. Bastano pochi minuti a passeggio per il parco per rendermi conto che il mio “pessimo pensiero” è infondato: l’atmosfera è unica, elettrizzante, ovunque posi lo sguardo è pieno di stimoli, mi trovo all’interno di un museo temporaneo nel bel mezzo del nulla cosmico e mi sento benissimo.
La scortesia degli inservienti del parco (quelli con la casacca DISMAL fluorescente e le orecchie da Topolino ricavate dai tappi delle latte di vernice) mette un’allegria inaspettata, quando chiedi gentilmente le mazze da golf per una partita al MINI GULF loro te le tirano sgarbatamente addosso, quando cerchi di comprare il catalogo della mostra glielo devi letteralmente strappare dalle mani perché non te lo vogliono consegnare, ed è proprio uno di loro a mettere a tacere definitivamente il mio “pessimo pensiero” quando nel tentativo di scattare una foto col mio smartphone a un quadro mi sento redarguire sgarbatamente: “è inutile fare una foto a quel quadro, se vai su internet troverai già dozzine di foto scattate molto meglio di quella che stai per fare tu!”.
Ha ragione lui, ripongo il telefono e cerco da mangiare. Birra e Dismalafel, il falafel vegano di Dismaland, perché c’è un cartello che recita: “Hot Dog in omaggio a chi indovina cosa c’è in questo Hot Dog”, ma temo sia un’installazione anche quello.
Sazio e soddisfatto proseguo la mia gita al parco quando finalmente li vedo! Una dozzina di palloncini che svettano nel cielo tenuti ben stretti da una ragazza di colore che indossa una tuta da sub e siede su un seggiolone da bagnini, fino ad ora il suo compito era stato sgridare i passanti fischiando energicamente nel suo fischietto e urlando a gran voce: “smettetela di correre!” oppure “non tuffatevi nella piscina!” anche se il più delle volte le sue invettive colpivano coppie di anziani inglesi che camminavano pianissimo. Comunque sia, mi fiondo da lei per il mio palloncino.
Vicino al seggiolone da bagnino trovo una manciata di visitatori che saltano allargando mani e piedi in quello che sembra un esercizio ginnico, contando ad alta voce. È la bagnina detentrice dei palloncini che glielo impone e allora mi metto subito a saltare pure io, ma non basta. Alla ragazza prima di me viene chiesto come ulteriore prova per accedere al palloncino, di abbracciare 10 visitatori in giro per il parco, mentre a me chiede di correre fino al castello di Cenerentola e di tornare indietro. Prontamente eseguo i comandi, ci siamo, ora solo 5 pounds mi separano dall’agognato palloncino.
Estraggo 5 pounds e ci allego un mio soldo finto (abile copia dei 10 pounds realizzata dall’artista Paolo Proserpio). La ragazza mi guarda stranita e mi chiede se voglio tre palloncini o solo uno.
C’è cascata in pieno, posso comprare due palloncini con i miei soldi finti, ho fregato il sistema, ho ingannato Dismaland, I MIEI SOLDI FUNZIONANO VERAMENTE! Ma non ce la faccio, guardo dritta negli occhi la cattivissima bagnina e sorridendo le dico: “ma no, non vedi che quelli sono soldi finti? Sono io la Regina Elisabetta coi baffi! Tienili pure, sono per te!”
Mi consegna il palloncino e sempre sgarbatamente ripone il mio soldo finto insieme agli agli pezzi da 10 pounds che tiene in un piccolo marsupio.
Ero a un soffio da fregare Banksy, ma non me la sono sentita.
Io sono un imbecille.
p.s. Ringrazio Massimo (che mi ha accompagnato in questo viaggio) al quale avevo chiesto di giurare che non avrebbe raccontato a nessuno che stavo per comprare due palloncini di Dismaland con i miei soldi finti ma che non ho avuto il coraggio di farlo. Fino ad ora aveva mantenuto gelosamente il segreto.