“DEM, come un moderno alchimista, crea personaggi bizzarri, creature surreali, abitanti di uno strato impercettibile della realtà umana“. Così inizia la breve nota biografica presente sul sito di DEM, sicuramente uno dei più visionari e fantasiosi tra gli artisti italiani contemporanei. Partito con la street-art, ha poi sperimentato i linguaggi più differenti, evolvendo lo stile ma proponendo un immaginario sempre riconoscibile. Gli abbiamo fatto qualche domanda.
Ciao DEM, partiamo con una breve presentazione: chi sei, quanti anni hai, da dove vieni?
Son DEM ho quasi 40 anni e arrivo/vivo tra il Po e l’Adda (che son due fiumi).
Dove sei adesso? Descrivi la stanza in cui ti trovi.
Sono a casa mia. Computer, scanner, tavolo luminoso autocostruito, lampada autocostruita, un germogliatore, una pianta di avocado che sta morendo (ma magari riesco ancora a salvarla), una pianta di kaffir lime che sta bene, una “piramide” composta di costumi, maschere, pezzi di pelo riciclato, lana multicolore, legni con forme strane e una pietra trovata che mi ricordava un cranio umano, scatole di scarpe e buste di plastica piene di vestiti usati e materiale naturale recuperato in giro. E poi c’è Robbertina (che è il mio manichino autocostruito) che indossa una maschera nuova che sto facendo.
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La prima cosa che hai disegnato e l’ultima?
Dai miei ricordi la prima cosa che ho disegnato o era un Puffo o un mongolo a cavallo, non so chi dei due sia arrivato prima. L’ultima, oggi: una miriade di uccelli che volano formando altre figure in cielo.
Hai dei rituali prima di metterti al lavoro e dopo aver finito?
No.
Qual è la tua tecnica preferita e perché?
Nessuna in modo particolare, mi piace fare davvero di tutto: disegnare, cucire, ricamare, scolpire, dipingere, faccio riprese video e anche ceramiche ultimamente. Penso che bisogna sempre mettersi alla prova e trovare modi diversi di esprimersi, di solito se mi sveglio 3 mattine di fila con un’idea o qualcosa di “fisso” in testa, la devo fare, indipendentemente da che tipo di tecnica devo usare. Citando Sartre e Malcolm X, “con ogni mezzo necessario“, mi interessa arrivare al fine, il mezzo con cui arrivarci (o almeno provare ad arrivarci) passa in secondo piano.
Qual è l’errore che un artista non dovrebbe mai commettere?
Allontanarsi dalla gente comune e finire schiavo del personaggio che ci si è creati, dimenticandosi dell’uomo che ci sta dietro.
Che rapporto hai con le tue opere? Le vendi senza problemi o fai fatica a staccarti?
Arrivo da più di 25 anni di graffiti e pitture per strada, sono abituato a fare e a lasciare andare le mie cose. Vendo e regalo senza problemi, faccio fatica solo con certe maschere che ho fatto, ma solo perché le sento troppo “le mie maschere”, e difatti sono ancora tutte con me.
Se avessi un milione di euro, quale sarebbe la prima cosa che compreresti?
La libertà della mia compagna.
Fai il nome di tre colleghi che secondo te meriterebbero di essere più conosciuti?
Hitnes, Luca Caimmi, Martoz.